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Autobiografia di un criceto in vacanza_

Sono ventiquattro anni che me ne sto qua dentro anzi, se usiamo il calendario koreano, sono quasi  ventisei. Tutto il giorno corro come un pazzo sulla sua ruota, punzecchiato da ansie e problemi che hanno la consistenza delle nuvole di azoto ma l'insistenza di una pellicina sul bordo del pollice. Credo che Dante, in tutti i vari gironi, abbia minuziosamente descritto la mia esistenza. Ogni giorno uno diverso e quando si arriva sul fondo la giostra ricomincia, con tanti diavoletti che mi punzecchiano il sedere.
Io per carità non voglio lamentarmi, ho amici messi peggio, però la dentro, dove sto io, è quasi sempre buio: mai un'idea geniale che accenda quella lampadina che penzola triste dalla cupola.
Essendo che vivo dentro di lei cerco sempre di assecondarla e di correre veloce veloce ogni volta che ne ha bisogno, mi ci sono affezionato dopo tutto e anche sei mesi fa, quando si è accesa l'abat-jour dei colpi di testa (non quella che penzola dal soffitto, per chi non lo sapesse qui ci sono tante lampade diverse che si accendono a seconda dei diversi tipi di idee che le attraversano la mente. Poi, il fatto che sia quasi sempre buoi lascia intendere tante cose), io l'ho presa con filosofia pronto alla tempesta infernale che questa nuova cosa avrebbe provocato, per non parlare del fatto che prendere l'aereo crea grossi problemi di pressione qui dentro, dove vivo io.
Comunque sia mi sono preparato e per mesi non ho fatto altro che svegliarmi e iniziare a correre, a volte non mi davo tregua neanche nel suo sonno, per permetterle di lavorare meglio la mattina seguente.
Ho appeso una carotina come ricompensa fuori dalla ruota e per tutto il tempo non ho fatto altro che inseguirla, sapendo che me la stavo decisamente meritando.
Decine di demoni-ansia, folletti-rimorso, guerrieri-dovere e orchi-paranoia si sono dati il cambio senza sosta per punzecchiarmi nella mie ore di lavoro, però lei è brava (altrimenti mica l'avrei scelta a suo tempo) e per tutto il tempo ho avuto con me la fatina-felice che, a colpi di porporina, mi tirava sempre su il morale nei momenti più difficili.
Insomma, tutto è andato secondo i piani e insieme abbiamo prodotto tantissimo materiale ideoso, nero su bianco, abbiamo superato ostacoli (è in grado di costruirmi ostacoli anche dentro una ruota, la prima volta che lo ha fatto mi son dovuto fermare per un bel po' di tempo a causa dello stupore). Ci siamo mossi in lungo e in largo in situazioni complicate ed emozionanti, con ritmi di vita da caserma, sveglia all'alba e tutto il resto. Sempre con decine di persone attorno, siamo stai amichevoli e gentili, ho fatto del mio meglio per muovere la ruota secondo la modalità "socievole", allontanando quotidianamente lo spirito-solitudine che ululava come un pazzo per attirare l'attenzione.
In tutto questo non mi sono quasi mai lamentato: io, la carotina e la fatina ci siamo fatti coraggio a vicenda e ogni volta che la candela dei momenti perfetti si accendeva, noi sapevamo di star facendo un buon lavoro.
Ammetto di aver fatto, ad un certo punto, un po' di confusione sulla parte sentimentale; in effetti ho combinato un bel danno lasciando scorrazzare per un po' sulla ruota lo gnomo-teenager, ma poi mi sono ripreso e credo di avere sistemato le cose.
Insomma l'altro giorno stavo facendo il punto della situazione mentre fata-felicità mi massaggiava le zampe indolenzite, elencavo ad alta voce tutti i posti visti, le cose scritte e quelle imparate, ho aggiornato l'enciclopedia personale e cambiato tutte le lampadine in caso di nuove idee (già che son poche meglio che trovino la via libera quando arrivano). Ho finito di disegnare la mappa con il piano per il futuro che abbiamo elaborato in questi mesi, ho cambiato la segatura dove faccio i miei bisogni e ho oliato gli ingranaggi pronto a risalire in ruota.

Questa lettera, mia cara padroncina, te la sto scrivendo da un posto assolato e isolato, dove per un po' non potrai rintracciarmi. Mentre stavo per tornare al mio lavoro infatti, ho alzato gli occhi e ho visto carotina ancora li, che ondeggiava mollemente appesa al suo filo: in quel momento ho realizzato che avevo lavorato così tanto da dimenticarmi della mia ricompensa.
Mi sono dedicato a te anima e corpo perché insieme possiamo fare cose belle, ma io ho anche dei diritti e mangiarmi una carota in santa pace rientra tra questi.
Insomma, ho infilato carotina in una valigia e sono partito, scusa se ti avverto con una settimana di ritardo, so che senza di me avrai combinato una serie di piccoli disastri, ma fatina è rimasta con te, quindi sono sicuro di saperti felice.
Io sto benone, torno presto ma non troppo. So che abbiamo del duro lavoro ad attenderci quindi voglio prima abbronzarmi fino alle unghie delle zampe.
Con le guance piene di cibo mando baci saporiti.     

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