Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da 2017

Addio, coraggio _ (Semi di Zucca)

Muti vegliano i cancelli sulla soglia del verrà. Chiusi su sogni che non hanno la forza di arrivare. Solo qui, solo in oggi voglio restare. Le torri hanno iniziato a tremare instabili su fondamenta sbagliate. Ciò che sapevi solido mostra il lato fragile del volto: disperato lancia indietro un ultimo sorriso. Crollano, crolleranno e lo sanno. Il fondale freddo dell'anno si è vendicato. Inclinato sul vuoto lascia scivolare i pezzi e tu, inerme, osservi. Al ritorno dell'equilibrio tutto ciò che ti troverai innanzi, sarà qualcosa di inaspettato.

Il privilegio del dolore_ (A) _ (Semi di Zucca)

Non permetterti il lamento, ingrato ad una vita colma di doni di dolore. Cosa sa il bambino goffo che non ha mai provato fame. Crede che la rabbia sia la scintilla della sua distruzione; l'instabilità e l'incertezza le sorelle della sua follia. Come l'infante, che mai è uscito dal nido, si sente conoscitore del mondo. Non vede, il patetico bambino, la terra calma che accoglie i suoi capricci. L'universo ti ignora ricoprendoti di doni di dolore.  

Discese di scivoli per bambini _ (Cuore di Zucca_3)

Camminando cerca la sua immagine nelle vetrine. Si lancia sguardi sfuggenti, cerca di essersi estranea, si scorge negli angoli meno illuminati e intravede la sua gonna strisciare fuori dal vetro grigio. Nella vetrina del negozio di caramelle si scruta sopracciglia e occhi, sembrano più arruffate le prime e più profondi i secondi. In quello di vestiti le ginocchia e i piedi, forse un po' a punta, forse un po' storti. Il cartolaio offre spunti per mani e spalle, più sagge, leggere, pesanti. Non tralascia niente, smorfie, passetti, posture, cerca e ricerca mentre cammina per strada. Vuole vedersi con occhi estranei, capire se qualcosa in lei è diverso, se si nota la differenza. Dentro la sente così tanto che ha paura le esca scritta sulla pelle, sulla fronte. È impossibile che non si manifesti fuori in qualche modo e quindi scruta le vetrine, riflessi distratti come gli occhi degli estranei. Gli altri, gli sconosciuti, sono tutto ciò che desidera, tutto ciò che finalm

Anche oggi fa brutto_ (Cuore di Zucca_2)

Fissa il bicchiere molto intensamente. Una volta è sicura di esserci riuscita, da bambina. Se sta molto ferma e punta un oggetto a lungo, quello si muove. O almeno vibra un pochino, anche se lo vede solo lei va bene. Non ci aveva più provato, ma l'altro giorno parlando con Davide era uscita la storia dei poteri e allora eccola, al tavolo con il suo bicchiere bello fermo davanti al naso concentrato. Fuori fa schifo in modo melodrammatico: freddo, silenzio, grigio, pioggia piccola e umida. L'unica speranza è quella di non avere mai un motivo per dover uscire. Quindi sta in casa a caccia di poteri da strega, ci crede così tanto che dalle sue spalle si innalzava una scenografia di rami intrecciati a formare una foresta scura in cui lei sola non prova paura. Ci sono occhi di civetta sugli alberi più appartati e sinistri bagliori di luna che rendono piombo colato il paesaggio. Lei ha un ampio cappuccio e una grossa pietra al collo, scrigno di chissà quale segreto, portato av

Risveglio_ (Cuore di Zucca)

Le palpebre si aprono poco, un po' incrostate un po' svogliate. Sanno che è presto e anche se la luce che filtra da fuori è grigia e ovattata, si sentono ferite. Il peso del piumone caldo le conferisce quella sensazione di protezione che sa che fuori non troverà per tante ore. Non vuole emergere da questo acquario, gira la schiena al giorno consapevole dell'inutilità del gesto. Il senso del dovere. La mano scivola al comodino e tira nella grotta il telefono, scorre le pagine assente, c'è un sogno incastrato nei capelli che magari riesce ancora a ricordare. Un lungo sospiro per spostare le coperte, acqua gelida per il viso, dentifricio schiacciato dalla cima, spazzolino sempre da cambiare ma sempre lo stesso. Poi la solita tragedia: è seduta davanti all'armadio spalancato e strabordante, con lo sguardo di chi ama le caramelle alla fragola e sono rimaste solo quelle al limone. Lì dentro non c'è mai niente di giusto per il nuovo giorno e deve partire con

Poeti diversi _ (sc_nc) _ (Semi di Zucca)

Il primo passo ha il suono del ramo spezzato. Dell'insetto a cui esplode la cassa toracica. Tutto quello che non serve rimane dove viene usato: A casa. D'ora in poi io e solo io Sarò la mia dimora. Il mondo non è più un luogo distante scosta la pelle e mostra i confini. La paura svanisce dinnanzi alla realtà Al bisogno di azione, per tenere in piedi la vita. Nessuna sedia ad accogliere il corpo, anche se stanco. Solo le gambe e le ginocchia, La schiena e il fiato, a supporto di ogni carico Di ogni emozione. La repulsione acquisterà un sapore dolce: la fatica, premurosa compagna di strada, il dolore, amico di ogni umore, la durezza del riposo, la consapevolezza del merito. I morsi alle caviglie l'unica fame che non si potrà saziare. I piedi conosceranno la distanza dalla loro natura. Nella terra e nel sangue, non andranno uno innanzi all'altro Non porteranno dall'origine all'arrivo. Indurranno in

Fragile _ (A) _ (Giuggiole)

I versi seguono il filo dei pensieri spezzati della fanciulla abbandonata delle notti private del riposo dal vento delle tempeste. Il suono si infrange da dentro impossibile far tacere il vuoto provocato dal dolore. Figlio di un tempo antico sei rimasto imprigionato nell'interno della pelle. Scuoti le chiome con tremori, spasmi indomabili di un freddo che non può essere sciolto. Messo a tacere negli anni della solitudine, ora risorgi dalle grotte più buie richiamato dalle infide sirene, potente come il braccio di Nettuno. Ti aggrappi alle pareti con gli uncini del passato, sbrindelli gli scampoli dei sogni lasciati alla brezza del mare. I tuoi colori cupi dichiarano una guerra che sai di non poter perdere. Con schegge di vetro penetri nell'origine della vita sfregiando il dono che potrebbe arrivare. Impedisci la nascita del feto che porterebbe all'amore, tessi nodi stretti e sapienti lungo la vi

Rarefazione _ (G.F.) _ (Semi di Zucca)

Lenta scendo nel bianco,  mangio aria delicata  profumata.  Chi mi accoglie giunta in fondo,  sono io. Riflessa. Guardo meglio e vedo luce. Mi parla di albe e di tramonti  di ricordi che non posso ricordare.  Rimane addosso la sensazione di un amore,  che forse ho lasciato andare.  Se io fossi un sentimento  non saprei parlare d'altro  che del rosa che racchiudi.  Un giallo morbido,  un blu rarefatto,  un celeste che sa di ambra. Guardo ancora  guardo meglio.  Sento estate e primavera,  la peluria dell'albicocca  il sapore del limone. In assoluto più in alto brilla  la dolcezza di un colore.  Luce, c'è qualcosa che non mi hai detto:  io ascolto ma non ti sento. Proteggi e narri quei momenti  in cui viviamo nudi guardando al cielo,  in attesa di un congedo da te.

Mattina sali e saluta_ (Semi di Zucca)

In alto abbracciato alla notte hai percorso il cammino dei sogni. Ora fili di sussurri si intrecciano ai capelli leggeri strattonano verso porte da basso. L'argento prima, fende il buio, lento porta a scivoli di rosa. È l'alba che sale e ti viene a cercare. Ad accoglierti un mondo di luci curiose dita timide di amante rovistano sul cuscino. Il mattino usa il linguaggio del ricordo, canti di migrazioni lontane profumi di solitudini felici. Appoggiato sulla terra sei ripreso dalla vita. Una parentesi di vuoto a dire torna a dire resta. Qui c'è il tuo spazio. Mattina dolce e perseverante di seduzione innocente è fatta la tua voce. Di malizie infantili è pervaso il tuo corpo. Per richiamare in basso questo mondo sfuggente servitore della notte debitore della luce.

Promesse di marinaio _ (A) _ (Semi di Zucca)

Nella grotta di sale  solo il mare si dà da fare. C'è profumo di sale, sapore di mare e paura: dea cieca che crolla addosso, Inaspettata. Con i mostri degli abissi teso nuota il tritone.  Ribolle densa la materia  nelle sue budella mute. Tra i bagliori in superficie  si consuma la sirena. Non c'è canto che lo attiri.  Non c'è onda che la travolga.  Un nodo è sorto  nel solco delle ali svanite. Grumo semplice di corda  preme sui fiati del respiro. Il nodo è l'amo che l'àncora  alle scogliere in tempesta. Cristalli stupendi spaccano la pelle godendo del sangue che si infrange ad ogni onda. Il dolore è la forma piú bella e la paura di non sentirlo  vieta al mondo di muoversi. Ingoia acqua che brucia le parole il tempo e il terrore non hanno sapore.

La Sfinge _ (B&A) _ (Semi di Zucca)

Quante cose succedono quando non succede nulla? Il cielo cade ai piedi, allo sguardo resta un suono. Suono della notte, suono acuto, affronta il buio in note Arpeggi di luce tengono a galla l'immobile. Il fiume non striscia sulla terra Il cielo modella le rocce, in un sontuoso incedere di dama ammantata. Passi sinuosi a raccogliere rancore, coperta incolore. Tu, guardiano della soglia della terra e del cielo, nel suono combatti le battaglie che racconti. Vibri l'aria di un tono senza sapore la saggezza esiste nel luogo senza forme: opaco di colori avaro di morti, acceca l'umile sguardo viandante. Non ha occhi Il volto antico della saggezza. Custodisci la soglia a te indifferente compito ingrato. Minuscolo pilastro soccombi al turbine potente che spazza via il lavoro, Incurante del dolore, del sudore. La tua anima culla il gelo che spira dalla soglia. Impassibile agli eventi, ai venti tiranni potenti d

Oestre _ (Semi di Zucca)

C'era una volta, una volta non c'era, l'unica storia di una fata vera. Per prima cosa di lei si sentiva, il profumo che nell'aria distribuiva. Polline salato e trifoglio speziato, nessun pensiero che la toccava era peccato. Si muoveva paziente tra le stelle del prato e camminava silente sul cratere dannato. Gli animali del bosco le portavan rispetto perchè a nessuno faceva dispetto, i fragili steli l'accoglievano sereni e gli alberi forti la proteggevano dai torti. Nel canto della sua voce lei portava una croce: muta era nata e nulla l'avrebbe cambiata. Un rospo storto le disse un giorno seguimi o fata e potrai essere salvata. Distratte le erbe, gli animali e le piante, sola al mondo si sentiva abbandonata. Nel silenzio della sua voce seguì il rospo, e si addentrò nel folto del bosco. Il freddo cresceva e la luce arretrava. Il rospo incurante saltellava goffamente la fata gelante, lo seguiva timidamente. La paura c

Ritorno da me _ (caleido 11) _ End.

C'è una bambina, è seduta a terra con le gambe incrociate e non le vedo il volto, è girata e mi porge la schiena. Una zazzera di capelli chiari le accompagna il collo e una tunica chiara l'avvolge, assorbendo ogni cosa del suo corpo. Penso che sappia che la sto osservando ma non si cura di farmelo capire, io sono arrivata fino a qui e lei non si gira nemmeno: arricciata nell'unico fascio di luce di quel luogo, contempla l'orizzonte nero e mi sembra di poter sentire il suo sguardo scorrere su forme che io non riesco a vedere. Mi giro per capire se posso tornare indietro ma la strada da cui sono venuta non ha lasciato traccia, mi sono fermata solo perchè ho visto la bambina seduta e ora mi rendo conto che non ho ancora messo a fuoco dove mi trovo. E' un posto senza pareti né confini, un cono che non ha imboccatura, tutto intorno un cielo di velluto nero ci avvolge e il suolo è pietra nera, liscia e lucida. Un solo raggio di luce scende dall'alto, attrav

Rubino celeste_ (caleido 9)

La lamina è nella parte più alta della roccia. È sottile, solida e tagliente e nell'impatto ha provocato un'incisione profonda, una ferita sana. La struttura della roccia è imponente: ha una base dal diametro ampio, che si stringe veloce con contorni frastagliati. Sale, si stira verso il cielo con una punta sottile che si raccoglie e sfuma. La base, dal diametro irregolare, si è fatta spazio nel terreno con un'impronta che risale leggermente i fianchi e li abbraccia saldi. La scaglia è il punto di luce, un frammento di cielo senza nuvole, che apre la strada ad un sottile rivolo denso e rosso. Una lacrima scarlatta che rotola tra le insenature irregolari della montagna, macchiando la roccia neutra del filo del coraggio: un guizzo irriverente che affronta il rigore del colosso; avanza nel suo cammino indifferente al borbottio del cuore roccioso. Si espone in tutto il suo piccolo esistere, consapevole che un semplice gesto può avere la meglio su di lei. Sa che la scagl

Radio Monk_

Qui non c'è nessuna storia da raccontare. Spirali emotive, climax sentimentali o descrizioni mozzafiato, qui non c'è niente di tutto questo perché è tutto vero. Un pesce non può respirare anche se continua a boccheggiare fuori dall'acqua. Questa realtà è il vero nulla, il vuoto, il grigio. Non c'è dolore litigi grida, ognuno fa quello che deve fare e il resto è cancellato. Una parete perfettamente liscia, senza alcun tipo di appiglio. Nessun sentimento, nessuna finzione, niente scudi, rituali o sistemi, nessun passato, tutto è contaminato perché nulla è importante. Passare per questi luoghi prosciuga le energie: l'aria ribolle e le persone vegetano, come lumache di mare sono impossibili da afferrare ma anche le onde più forti vi si scagliano contro senza ferirle. Usano l'accumulo compulsivo come schermo protettivo, cose beni denaro averi. Solo quello conta e nulla è più vuoto. Non andrà tutto bene e non ci sarà nessun lieto fine, perché in questa terra spe