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Chi va_

In un bellissimo documentario della National Geographic si parla dell'intelligenza ancestrale degli elefanti, così antica e sincera da risultare a noi inspiegabile. Un mistero che li porta a seguire rotte senza indicazioni ma su cui si basano tutti i loro cicli vitali.
I pachidermi sono i più antichi racconta storie esistenti, tramandano il loro sapere così che rimanga inciso sulla loro pelle, le vecchie matrone conducono il branco e gli altri dietro, in silenziosa fiducia.
In queste dinamiche incomprensibili all'uomo si nascondono gli odierni viaggiatori, coloro che nonostante tutto ad un certo punto, partono. E continuano a farlo anche quando sembra troppo.
Non parlo del viaggiatore occasionale o il turista domenicale, parlo di quelli mossi dal male di restare, di durare, di non sapere. Lo chiamo male perché fisicamente é quasi doloroso, provoca mal di stomaco, sudorazione, spossatezza e occhi gonfi. Saltuariamente anche emicrania. Parlo a quelli che conoscono le scariche di adrenalina che fanno dimenticare di avere un peso in questo mondo. Fisicamente e metaforicamente.
Come gli animali migratori, chi porta in seno uno spirito vagabondo, adora le ritualitá, vi affida se stesso e il suo viaggio. Si porta dietro quasi sempre le stesse cose e piú esplora piú il carico diminuisce, impara che non gli serve niente quando migra perchè lungo il percorso, ogni volta, ha disseminato i suoi strumenti e li ha marchiati per ritrovarli. Ognuno ha il proprio codice così da non intralciarsi perché come ogni istinto di sopravvivenza, anche urlo di partire vuole consapevolezza del mondo ma bisogno di niente.
Il percorso che fanno gli elefanti é un cerchio ed é visibile perché lo tracciano a terra con le zampe, è  spalmato su infiniti chilometri di terra Africana, come un anello in cui scorre l'energia che tiene in vita gli elefanti e loro la seguono, per assimilarla ed esistere.
Meno visibile è il moto migratorio degli uccelli, l'aria è solcata da rotte di vita che non solo non vediamo ma dalle quali non possiamo neanche attingere. Chi possiede (o è posseduto) dallo spirito migratorio capisce, ma non sa comunicare, che il suo nutrimento è disperso sulle stesse rotte di elefanti e uccelli e Casa è l'anello che tracciano nel mondo.
Gli uccelli seguono le stagioni, gli elefanti annusano l'acqua, il viaggiatore raramente è in grado di capire le sue ragioni, perché la storia le ha fatte precipitare nel silenzio, ha spezzato la comunicazione con lo spirito e quindi segue l'istinto. La prima volta chiude gli occhi e si butta, da quel momento nascono i riti, gli influssi, la frazione di lucidità che contraddistingue il momento in cui si decide di partire. Il viaggio inizia in quell'istante.

La cosa fondamentale per ogni migratore sono le soste acqua, io quarantotto ore dopo aver lasciato il suolo, bacio una birra. (Cambogia 16-17)

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