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Radio Monk_

Qui non c'è nessuna storia da raccontare. Spirali emotive, climax sentimentali o descrizioni mozzafiato, qui non c'è niente di tutto questo perché è tutto vero.
Un pesce non può respirare anche se continua a boccheggiare fuori dall'acqua.
Questa realtà è il vero nulla, il vuoto, il grigio. Non c'è dolore litigi grida, ognuno fa quello che deve fare e il resto è cancellato. Una parete perfettamente liscia, senza alcun tipo di appiglio.
Nessun sentimento, nessuna finzione, niente scudi, rituali o sistemi, nessun passato, tutto è contaminato perché nulla è importante.
Passare per questi luoghi prosciuga le energie: l'aria ribolle e le persone vegetano, come lumache di mare sono impossibili da afferrare ma anche le onde più forti vi si scagliano contro senza ferirle.
Usano l'accumulo compulsivo come schermo protettivo, cose beni denaro averi. Solo quello conta e nulla è più vuoto. Non andrà tutto bene e non ci sarà nessun lieto fine, perché in questa terra spezzata, non c'è nessuna storia da raccontare.

Non sono le persone, le anime sono calme e gelate, è un orrore più profondo dello stesso animo umano, più viscerale e non genera vibrazione ma dispersione.
Su questa terra spezzata si è generata un'infezione, i peggiori stati umani hanno trovato dolore fertile e sono divenuti gli unici appigli di sopravvivenza. La prostituzione è affetto, la droga è sentimento, l'inquinamento è creatività. Il denaro, l'unico mezzo di cominicazione.
La speranza e le possibilità? Sicuramente da qualche parte ci sono, sopite e immobili, ma nella situazione attuale mancano le energie per risvegliarle o anche solo per individuarle, non c'è forza generata, la terra, le persone, il cielo: tutto annaspa.
In che cosa risiedono gli strumenti di un popolo? Da dove attinge la forza vitale, la capacità di portare avanti i cicli dell'esistenza? Quando si subisce un forte dolore si dice che solo il tempo possa guarire, ma quando non ci sono ferite e si è letteralmente spezzati, cosa fare? Quanto tempo ci vuole?
Un paese scuoiato vivo su cui hanno versato sale e soda ridendo. Dopo, non hanno avuto la possibilità di piegarsi su loro stessi e sul loro dolore, di prendersene cura e di reinventarsi. Sono stati cancellati e ridisegnati da altri.
Chi sono questi cambogiani?

Parlo con un ragazzo della mia età, lavora alla reception di una guest house di Phnom Penh a tempo pieno e guadagna 250 dollari al mese (vorrei dirgli che in Italia non è poi così diverso ma lascio perdere).
Lo lascio parlare della situazione qui, voglio sentire dove mi porta e lentamente viene a galla rabbia rassegnata: si infervora di frustrazione e poi gira lo sguardo altrove. " Non posso farci niente. E in ogni caso non mi interessa".
Rimbalziamo tra parole grosse e distanti come Cina, America, fabbriche, sfruttamento, armi, ribellioni, morte, denaro. Tutto è grande, troppo, è inafferrabile e quindi non modellabile, "non possiamo farci niente".
Turbina velocissimo, racconta della mamma, i fratelli nati in guerra e con date inventate perché era tutto troppo confuso in quel momento. Il papà morto prima che lui nascesse, i combattimenti sulla strada tornando a casa da scuola, correre dritto e non voltarsi mai.
Una vita come tutte le altre: istruzione superiore e poi a lavorare e per quanto riguarda la prostituzione bho, volendo anche lui potrebbe prostituirsi, tanto.
Andarsene è possibile ma non fattibile: il visto, i soldi, il lavoro, ti passa la voglia in fretta.
Quindi si resta e non c'è niente che si possa fare, né qui né fuori.

I monaci buddisti hanno una la frequenza radio più ascoltata del paese, dal mattino alla sera trasmettono insegnamenti e preghiere su come mantenere la calma, non arrabbiarsi con il prossimo ed essere sereni. Lavorando sodo in questa vita la fortuna bacerà la prossima, questione di karma. 

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