Legge cose in una sfera di cristallo. Non alza gli occhi, nessun contatto: è un essere bello e discreto che fornisce risposte alla vita: sembra di esistere davvero, visti e concreti nel mondo. Alla fine della seduta rimane tra le dita un sottile foglio con scritto “sapere ciò che si vuole”: una traccia nera che rinforza i contorni della persona a cui è indirizzata, come un disegno fatto con un grosso pennarello. Esiste qualcosa di più scontato della profezia dell'indovina? Eppure è qualcosa. È un appiglio in una tormenta di domande e insicurezze, è una sfera, un foglietto, una persona, un vestito, un cellulare, un lavoro. Cose che si accumulano per darsi dei confini, per definire la persona e la personalità. Non ci si percepisce come corpi in uno spazio, ma sagome vuote delimitate dall'esterno, un collage al contrario. “Sapere ciò che si vuole” come imposizione ad avere delle risposte piccole e precise alle domande che ci fanno e ci si fanno, e in assenza di risposte, s...
E ti rispondo che non posso rispondere, devi cercare da te. (Walt Whitman _ Foglie d'Erba)