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Sottoinsiemi - 2 _ Semplice

Alzare la mano per fare una domanda è una forma di rispetto verso chi, presumibilmente, ha la risposta. Un po' scolastico come metodo, detta una delle prime gerarchie della vita, quella verso la conoscenza. Se ci figuriamo il sapere come una lunga scala, ogni quesito che ci poniamo e a cui troviamo una risposta, è un gradino salito e alzare la mano è tendere tutto se stessi verso quella meta.
Questi tipi di figurazioni sono solo dei sotterfugi per comprendere i concetti altrimenti astratti: la scala e l'ascesa sono figli di un retaggio culturale ancorato dentro di noi (Dio e compagnia bella). Una volta consapevoli di questo, possiamo tranquillamente continuare ad usarli perchè l'importante in questi processi conoscitivi è capire, indipendentemente dalla strada utilizzata. Se si intraprende la direzione della semplicità, sicuramente si avranno maggiori possibilità di successo.
La prima cosa che un buon professore insegna quando si inizia a scrivere una tesi di laurea, è di scegliere il concetto più piccolo e vicino a noi come punto di partenza, per poi svilupparlo come la corolla di un fiore. Il sapere è una cosa complessa ma il processo per arrivarci è una cosa semplice, fatta di tasselli che aggiungiamo arbitrariamente e fare domande è uno strumento fondamentale.
Ancora una volta qualcosa si è inceppato perché sfido chiunque a sentirsi a proprio agio ad alzare la mano o porre tranquillamente qualunque tipo di quesito. Una cosa stupenda della lingua italiana parlata sta nella differente inflessione della voce che produce una domanda, ogni singola frase può diventare interrogativa, come se non avessimo previsto limiti di nessun tipo alla possibilità di conoscenza.
Eppure chiedere anche solo indicazioni stradali è diventata una questione imbarazzante e non necessaria, abbiamo strumenti che forniscono risposte sempre vere, tant'è che la signorina nel navigatore è la persona che ha ricevuto più minacce di morte nella storia dell'umanità.
La domanda mette a disagio sia chi la pone, che si sente in difetto e umiliato, sia chi la riceve, che si carica di aspettative e ansie. Inutile dire quanto questo sia sintomatico di una mancanza di pensiero personale, cercare le proprie risposte e non quelle “vere” che vengono puntualmente smentite.

In tutto questo panegirico in realtà c'è scritta un'altra cosa, decisamente semplice e quindi bella. A quanto pare si passa la maggior parte della vita a cercare di essere qualcosa, per poi scoprire che bastava essere se stessi. È lo stesso meccanismo del porre domande, sta cadendo in disuso perché chiedere vuol dire aver bisogno degli altri e solo gli sciocchi si espongono ad un tale massacro.

Voglio spiegare meglio di cosa sto cercando di parlare: se dovessi fare una lista delle cose che ti fanno sorridere dentro durante la giornata, che cosa scriveresti?

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