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Sapevi di ruggine_

Nella notte ho sognato. C'ero io. C'eri tu. C'erano insetti neri che puntavano a noi. Nascevano da se stessi e alzavano le code come pistole alla tempia. Non scricchiolavano neanche sotto la suola più coraggiosa.
Credo che dipenda da come sono andate le cose prima. Prima degli insetti.
Non credo che la nostra sia mai stata una cosa speciale, di quelle con cui scrivono i romanzi. Noi siamo tipi da raccontino scorrevole di cui non vale neanche la pena scrivere.
Ci siamo conosciuti in un momento qualunque delle nostre giornate, non lo ricordo con precisione ma credo che fuori fosse grigio. Abbiamo fatto parte del paesaggio quotidiano dell'altro per mesi, prima che riuscissimo a metterci a fuoco, comparse sullo sfondo.
Abbiamo iniziato piano, chiacchierando e sorridendo composti, non siamo mai andati andati lisci come l'olio ma forse non siamo neanche esplosi. Agli appuntamenti ci obbligavamo quasi a presentarci e ogni volta pensavamo sarebbe stata l'ultima. Ci stavamo accanto senza scaldarci e alla sera, prima di dormire, forse neanche ci pensavamo.
Tutti gli altri ci sembravano più interessanti di noi, e non è andato il primo bacio e neanche la prima volta. Però ci sono stati perchè nonostante tutto e tutti ci siamo cercati, sempre.
Con gli occhi o con piccole frasi leggere, come a non lasciarne traccia nell'altro.
Abbiamo anche discusso un paio di volte, ma nel tempo non saprei ripetere la tua voce arrabbiata o il sapore delle tue lacrime.
Siamo stati un meccanismo antico: funziona male ma ha una bellezza densa, metallica e delicata. Qualcosa che si vuole proteggere anche se nasce inutile, come noi che non ci siamo mai accesi ma ci siamo incastrati, fino a rallentare, fino a fermarci. Poi non sapevamo ripartire.

I sogni arrivano dopo le scelte facili che hanno deluso tutte le aspettative. Ci siamo scontrati così a fondo che sulla superficie non si è visto nulla, siamo la chiave delle nostre paure e siamo scappati.
Forse quegli insetti eri tu: mi attaccavi ma non mi ferivi, provavo terrore ma non dolore.
Nella parte prima del sogno avevamo i nostri corpi e ci siamo abbracciati, allora la tua pelle è esplosa, frantumandosi senza spezzarsi e hai sorriso. Mi hai spiegato che era colpa di una vecchia caduta da molto in alto, durante la quale l'aria ti ha scheggiato la superficie.
Ora sembri un pallone di spugna, della stessa accogliente morbidezza e io vorrei sprofondare. Nel momento stesso in cui inizio a provare piacere, arrivano gli insetti neri e tu e la tua pelle sparite.
Sembra brutto credo, ma era bello avere qualcuno a pensare e di cui prendersi cura, tornare alla solita vita è ogni volta un po' più noioso: io e le mie paure ci conosciamo fin troppo bene per saperci ancora divertire.

Era un vecchio film in bianco e nero che annoia tutti, ma se lo capisci sussulti di lacrime e sospiri.

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