Tra i miei oggetti preferiti ci sono le
porte e la carta da regalo. Dietro o dentro ci sono gatti, luci,
gioia, delusione, possibilità. Sono oggetti coerenti con se stessi,
integri moralmente e fisicamente, fino a quando noi non andiamo ad
intervenire su essi. Sono nati custodi ma non egoisti, reggono con
dignità il carico delle aspettative, consapevoli di essere destinati
ad essere violati.
Sto pensando a questo con la mano sulla
maniglia di casa, sbocconcellando il fatto che, una volta entrata,
nessuno sbucherà urlando Evviva! da dietro il divano, che tanto è
attaccato al muro, con pacchi e pacchettini sormontati da una torta
grondante panna montata rosa.
Oggi me lo meriterei.
Se tocchi la porta è Tana! e nessuno
può prenderti, un pacchetto fatto cura vuol dire tanto amore.
Dovrei scrivere Tingolo Libera Tutti
sullo zerbino di casa.
Sono ancora sull'uscio, con la mano
sulla maniglia. I vicini si staranno insospettendo, se non mi decido
ad entrare finirò con il dover invitare a cena i poliziotti che
avranno chiamato nel frattempo.
Oggi va bene tutto. Oggi me lo merito.
Oggi sono stata wonder woman, cat woman, very woman!
Prima di aprire porte e regali ci si
può permettere il tuffo verticale nello stomaco, tipico delle cose
sconosciute, per poi praticare la scalata di risalita, vertebra per
vertebra, con il brivido di entusiasmo.
Dove sto io adesso, la fase di vita non
la soglia di casa, è tutto pieno di porte, regali e prime volte. Si
impara di tutto e velocemente, come in prima elementare con
l'alfabeto dove ogni lettera diventa qualcos'altro: io oggi mi sono
svegliata nel letto come la nutella sul pane. Ho fatto la doccia con
Aretha Franklin e cavalcato Falkor per andare a lavoro. Ho varcato la
porta di cristallo dietro cui ho trovato cinque cavalieri armati di
spatola e pennello, che hanno decorato il covo fatato, per
allontanare gli spiriti malvagi e i folletti pidocchi.
Alla sera abbiamo raggiunto Jack,
Daniel e Martin al bancone del bar e lì è partita la gara a chi
arriva con il gomito più in alto. Al mio ritorno in tana ci ha
pensato il Brucaliffo e quindi ecco me che fisso la porta di casa.
Sono abbastanza sicura che se
raccontassi la mia giornata, non mi crederebbe quasi nessuno. Anzi
qualcosa mi dice che metterebbero in dubbio la mia sanità mentale e,
prima di tutto, sminuirebbero il mio entusiasmo. Povera giovane
inesperta, direbbero, dici così perchè della vita e del lavoro non
sai niente.
Se non ti giochi il ruolo da musone che
ha già visto tutto e tutto il resto è noia, allora hanno il diritto
di scoccarti quell'occhiata con sorrisetto. Quella con sopracciglia
arricciate amorevolmente al centro e testa inclinata, come si guarda
un Bambi allo zoo.
Ma se in questa commedia si sceglie il
personaggio entusiasta, quello divinamente ispirato che crede in
quello che fa e magari ci aggiunge anche un sorriso, vuol dire che
sta scegliendo il suo ruolo tra il pagliaccio e il putto.
Penso a questo perchè mi hanno detto
che fan tutti così, che alla fine si scelgono un ruolo e lo
interpretano. Se io penso alla mia carriera da attrice mi viene in
mente solo la recita all'asilo sul riciclo, in cui mi hanno messa a
fare il cartoccio di estathè al limone, quando io bevo solo quello
alla pesca.
Ho deciso: se me lo chiedono io faccio
la porta impacchettata, così non parlo e faccio la mia sporca
figura. Tutta tuffi e arrampicate, un'esperta di entusiasmo che farà
accendere anche gli animi più vecchi.
“E' da un po' che non vedo la tua
vicina.”
“Hai ragione. Ha cambiato porta e
zerbino e poi è sparita”
“Bho, è sempre stata una tipa strana
quella”
“Perbacco, lo spioncino sembra
ammiccare...”
“Dai nonna andiamo, sono solo
sciocchezze”.
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