6.45: River flows in you. Come odiare
una bella canzone, peccato.
Il cielo fuori è così pesante che
anche alzare il piumone richiede uno sforzo sovra umano,
fortunatamente la routine mattutina si porta avanti da sola: doccia
calda, fredda, forse tonifica, boutique di creme e cosmetici, prima o
poi faranno effetto. Caffettiera così grande che anziché
gorgogliare fa il rumore dei tir in retromarcia e yogurt con i
cereali.
Non ho fatto la spesa. Niente yogurt ma
niente panico, ho del "latte slattosiato" dietro i barattoli
di legumi, riso, spezie, camomilla, bicarbonato, sottaceti. Credo che il fatto che esca a grumi sia
sintomatico dell'aver sopravvalutato la dicitura "a lunga conservazione".
Per oggi solo cereali, tanto sono in ritardo.
Walt Disney non usava l'ombrello perché
altrimenti "cosa avevano inventato la pioggia a fare?".
Quindi queste
nuvole tese come i muscoli dei culturisti non intimoriscono, non
sanno picchiare davvero. Però a quanto pare sanno tirare secchiate
d'acqua e anche molto bene: un turbante, il k-way e infine il nemico
ombrello. Anche oggi uno a zero per la pioggia.
Approdo al mio porto di salvezza in
attesa dei pirati che ne hanno annunciato l'assalto: sono pronta e la
bufera crea l'atmosfera giusta.
Per il primo quarto d'ora tutto sotto
controllo, poi non saprei dire con precisione che cosa è successo ma
la barca ha letteralmente iniziato a fare acqua, anzi ad imbarcare
acqua da tutte le parti. La preziosa carta stampata è diventata
porosa carta assorbente, per arginare l'inondazione e il tracollo
emotivo dei marinai. Trucco e parrucco sembrano salvi ma come una
vipera velenosa, l'acqua cola nelle scatole elettriche e bum!,
black-out. L'unico a sopravvive è l'allarme gioioso che spezza anche
gli ultimi nervi rimasti saldi.
Forse manco di sangue freddo ma tra i
muscoli dei marinai e i canti delle sirene ci deve pensare la Divina Provvidenza a far tornare la corrente, così come se l'era portata
via. Per il suo intervento ha preso in pegno il wifi e la stampante,
con un'indifferenza tale da lasciare tramortiti: semplicemente non
sono più tornati e la giornata di lavoro non è neanche a metà. Non
sarò una generazione 2.0 al 100% ma se vengo privata di internet e
simili mi sento inutile. Una ballerina senza scheletro con la platea
piena in attesa di lei. Striscio e rotolo per improvvisare ma per la
maggior parte del tempo mi faccio divorare dall'ansia: e se arriva la mail che potrebbe salvare l'umanità dall'estinzione?
La risposta divina giunge in pausa
pranzo con l'invasione delle cavallette. Dai tempi degli egizi hanno
aspettato proprio oggi per riversare la loro fame repressa spargendo
confezioni cibo e bevande su pavimenti, mobili e muri, con strisciate
alquanto evocative. Credo di sentirmi quasi onorata di poter
assistere anzi, vivere in prima persona tutto questo.
Tredici ore dopo la sveglia forse
riesco a ritornare sui miei passi, verso casa. Ho tirato fuori i remi
per guadare le pozzanghere infestate da sorci mutanti e pirati della
strada che fanno a gara a schizza il passante. Ho già accennato al
fatto che ho le scarpe rotte?
E domani: tutto da capo, questo è solo
il primo giorno della settimana.
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