La lamina è nella parte più alta
della roccia. È sottile, solida e tagliente e nell'impatto ha
provocato un'incisione profonda, una ferita sana. La struttura della
roccia è imponente: ha una base dal diametro ampio, che si stringe
veloce con contorni frastagliati.
Sale, si stira verso il cielo con una
punta sottile che si raccoglie e sfuma. La base, dal diametro
irregolare, si è fatta spazio nel terreno con un'impronta che risale
leggermente i fianchi e li abbraccia saldi.
La scaglia è il punto di luce, un
frammento di cielo senza nuvole, che apre la strada ad un sottile
rivolo denso e rosso. Una lacrima scarlatta che rotola tra le
insenature irregolari della montagna, macchiando la roccia neutra del
filo del coraggio: un guizzo irriverente che affronta il rigore del
colosso; avanza nel suo cammino indifferente al borbottio del cuore roccioso. Si espone in tutto il suo piccolo esistere,
consapevole che un semplice gesto può avere la meglio su di lei. Sa
che la scaglia celeste non si è insidiata in quel punto a caso,
arriva da percorsi antichi e non le permetterà di prosciugare il suo
fluire scarlatto troppo velocemente.
Se le leccassimo, sentiremmo i
cristalli dolci come frutta colare con la lacrima densa e il gelo
frizzante della menta e dei pini, sprigionarsi dalla scheggia in cima
al monte: colei che tiene la ferita aperta per far uscire, per fare
entrare. La lacrima rossa scende sul versante, ignorata nel suo
sacrificio totale.
Nessun suono fa vibrare l'aria attorno,
l'atmosfera è impastata di sottili particelle chiare che si muovono
leggere sfiorandosi, non fragili ma delicate. Quando incontrano la
roccia si lasciano rotolare sui fianchi divertite. Sono una nube
lenta, ordinata, elegante.
E fitta.
Un passo indietro, due, tre. La
barriera di particelle si chiude, delicata ma spessa, diventa
compatta. Le correnti esterne soffiano particelle in ogni direzione,
un'esplosione scoordinata di energia. Lo scontro tra i venti è
rumoroso, l'impatto effervescente. Scorgere la montagna e la sua
solidità è impossibile, un vortice bianco scoraggia i sensi dello
spirito distorcendo la visione, c'è un gran frastuono che
compromette l'equilibrio.
Quando le particelle riescono a coordinare i loro movimenti sono in grado di modellare l'energia, la compongono in blocchi che, per brevi periodi, diventano dei solidi così fragili che dissolvono i loro confini nel vento che li accarezza. Ingordo di bellezza, il vento li tocca e li distrugge.
Quando le particelle riescono a coordinare i loro movimenti sono in grado di modellare l'energia, la compongono in blocchi che, per brevi periodi, diventano dei solidi così fragili che dissolvono i loro confini nel vento che li accarezza. Ingordo di bellezza, il vento li tocca e li distrugge.
Ogni volta che succede la montagna ha
un sussulto e la sua solidità si incrina, pietre rotolano a valle
minacciando il cauto incedere della lacrima. Eppure nessuno sospende
il suo compito: tutti lo portano avanti innescando una lotta tra
corpi deboli. Ossessioni e paure si gettano le une sulle altre come
catene che trafiggono la nube bianca da parte a parte senza
risparmiare la roccia al suo interno. La macchina è stata messa in
moto in un tempo dimenticato e in questo impasto di energie, c'è una fame che non può essere saziata, nel volersi
dare un senso.
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