Fissa il bicchiere molto intensamente.
Una volta è sicura di esserci riuscita, da bambina.
Se sta molto ferma e punta un oggetto a
lungo, quello si muove. O almeno vibra un pochino, anche se lo vede
solo lei va bene. Non ci aveva più provato, ma l'altro giorno
parlando con Davide era uscita la storia dei poteri e allora
eccola, al tavolo con il suo bicchiere bello fermo davanti al naso
concentrato.
Fuori fa schifo in modo melodrammatico: freddo, silenzio, grigio, pioggia piccola e umida. L'unica speranza è quella di non avere mai un motivo per dover uscire. Quindi sta in casa a caccia di poteri da strega, ci crede così tanto che dalle sue spalle si innalzava una scenografia di rami intrecciati a formare una foresta scura in cui lei sola non prova paura. Ci sono occhi di civetta sugli alberi più appartati e sinistri bagliori di luna che rendono piombo colato il paesaggio. Lei ha un ampio cappuccio e una grossa pietra al collo, scrigno di chissà quale segreto, portato avanti attraverso le sue cento vite. Ha sofferto in ognuna di esse, senza poter provare sollievo ma diventando più potente ad ogni dolore.
Sarebbe una strega grandiosa, se solo
il bicchiere si decidesse a muoversi.
Ha sognato una cometa che scivolava nel
cielo e volava lontana. Di camminare nell'orma di un gigante, passato
nei secoli sulla terra per sbaglio. E di parlare con un branco di
lupi dal pelo bianco acciaio.
Probabilmente deve smettere di farsi il
bicchierino della buona notte con quel liquore che le ha dato lo zio,
fatto in casa assicura. Forse in questo momento ci starebbe bene nel
bicchiere che ha davanti, magari funziona da pozione magica e l'aiuta
a farlo muovere. Forse è un po' presto. Tanto non la vede nessuno.
Si abbandona sullo schienale della
sedia lasciando crollare testa e braccia, non sa più come ingannare
il tempo. La lista delle cose-da-fare-per-non-pensare è sul tavolo
con gli angoli arricciati verso l'alto stanchi. Si dondola un po'
sulla sedia, sta facendo un gran casino con la sua vita. Persone
entrano ed escono come treni in corsa e lei non riesce ad impedire
che le stravolgano le budella con il loro sferragliare e sbuffare. È
in balia degli altri o forse di se stessa. È che il suo sogno,
essere strega o qualunque altra cosa, l'ha presa per mano sulla
strada della follia.
Vede il pelo del burrone avvicinarsi e
sa che cosa vuol dire: se si lascia scivolare nel vuoto, sarà
passione e sogno puro, ogni brandello di lei vivrà per la
realizzazione di quello, a sacrificio di tutto il resto. Perchè il
sacrificio vero, se stessa, è già avvenuto lasciandosi cadere nel
vuoto.
Oppure potrebbe resistere un po',
mettere piccoli e solidi paletti sul tratto di strada che la separa
dal precipizio, picchetti di legno a cui agganciare la corda in caso
di delirio. È faticoso, molto tanto faticoso. E poi ci sono le
paure, il dolore inflitto e provato, il fallimento, i successi le
distrazioni gli impegni. La responsabilità.
La sedia torna sul pavimento con un
tonfo pesante, le manca il fiato. Troppo. Ha sognato troppo, ha osato
troppo, si è illusa di poter vivere qualcosa per cui non ha gli
strumenti, la sua vita non potrà mai essere così.
Anche il suo fidanzato, lo deve
lasciare non può funzionare. Lui è troppo carino, premuroso e
sicuro, no, non va bene per lei, così scostante e furiosa, affamata
del delirio dei sogni.
No, nel precipizio si può saltare solo
da soli. Lo deve lasciare, lui si merita di meglio di una piccola
pazza. Appena riuscirà a far muovere il bicchiere con il pensiero
glielo dirà.
È deciso.
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