Camminando cerca la sua immagine nelle
vetrine.
Si lancia sguardi sfuggenti, cerca di essersi estranea, si scorge negli angoli meno illuminati e intravede la sua gonna strisciare fuori dal vetro grigio. Nella vetrina del negozio di caramelle si scruta sopracciglia e occhi, sembrano più arruffate le prime e più profondi i secondi. In quello di vestiti le ginocchia e i piedi, forse un po' a punta, forse un po' storti. Il cartolaio offre spunti per mani e spalle, più sagge, leggere, pesanti. Non tralascia niente, smorfie, passetti, posture, cerca e ricerca mentre cammina per strada.
Si lancia sguardi sfuggenti, cerca di essersi estranea, si scorge negli angoli meno illuminati e intravede la sua gonna strisciare fuori dal vetro grigio. Nella vetrina del negozio di caramelle si scruta sopracciglia e occhi, sembrano più arruffate le prime e più profondi i secondi. In quello di vestiti le ginocchia e i piedi, forse un po' a punta, forse un po' storti. Il cartolaio offre spunti per mani e spalle, più sagge, leggere, pesanti. Non tralascia niente, smorfie, passetti, posture, cerca e ricerca mentre cammina per strada.
Vuole vedersi con occhi estranei,
capire se qualcosa in lei è diverso, se si nota la differenza.
Dentro la sente così tanto che ha
paura le esca scritta sulla pelle, sulla fronte. È impossibile che
non si manifesti fuori in qualche modo e quindi scruta le vetrine,
riflessi distratti come gli occhi degli estranei.
Gli altri, gli sconosciuti, sono tutto
ciò che desidera, tutto ciò che finalmente le rimane. Non poteva
andare avanti così: specchiarsi in chi aveva accanto era diventato
troppo faticoso, era come sentire la registrazione della propria
voce, sempre disgustoso e imbarazzante. Ogni volta si ha l'impulso di
non parlare mai più e più o meno lei ha fatto proprio questo, solo
che anziché smettere di specchiarsi (o parlare), ha spaccato tutti
gli specchi per non vedere quella risata isterica che le si parava
davanti ogni volta.
Nella vetrina del negozio di calze è
sicura di aver notato una netta differenza nel suo collo, molto più
affusolato di prima, può concorrere per Miss Giraffa adesso.
Lei sarà sia la giuria che la
concorrente, sbaraglierà tutte le altre senza problemi, ora è
semplicemente perfetta. Perfetta. Perfetta.
Alla vetrina dei dolci non si ferma a
guardare, entra diretta nel negozio e si concede un premio di pasta
choux e panna, granella e zucchero a velo. Infila prima il naso poi
la lingua e infine i denti, è stata bravissima ad arrivare fino a
lì, tutto finalmente tace, non sente più il suono stridulo della
registrazione ma solo un'armoniosa melodia risuona nella sua
testa.
Mentono tutti quando dicono che
l'essere umano ha bisogno degli altri, poveri sciocchi non hanno mai
provato l'onnipotenza di se stessi.
Distende la mano e anche le unghie le
sembrano assolutamente migliorate, alla fine la linea frastagliata
dei morsi ricorda il profilo delle montagne, un panorama bellissimo.
Un po' come il bignè che ha appena
messo nello stomaco, era una montagna imbiancata e ora è briciole di
gioia zuccherosa.
Un po' come le responsabilità e gli
impegni insormontabili che aveva prima e che ora sono spariti, sono
discese di scivoli per bambini.
Dietro i frammenti dell'ultimo specchio che ha rotto, ha trovato scritto con un pennarello nero “ora l'amore non ha più importanza”, e si è lasciata andare. Si è avvolta quelle parole attorno al cuore e ora cerca l'immagine di sé per capire come le stanno addosso. Secondo lei, unico parere che conta, bene. Le stanno decisamente bene.
Dietro i frammenti dell'ultimo specchio che ha rotto, ha trovato scritto con un pennarello nero “ora l'amore non ha più importanza”, e si è lasciata andare. Si è avvolta quelle parole attorno al cuore e ora cerca l'immagine di sé per capire come le stanno addosso. Secondo lei, unico parere che conta, bene. Le stanno decisamente bene.
Così tanto che si merita di affrontare
la scalata di una seconda montagnetta di panna, anche questa, è
sicura, sarà un successone.
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