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Amore selvatico _ (cap. 3)


Amore dice di volermi raccontare una storia. Siamo insieme da così tanto che ormai ci confondiamo, ci sfumiamo dentro. Vuole fare una gita, mi porta in un grande prato, quelli che non servono a niente se non alle api e ai fiori piccoli, alle formiche e a chiunque vive lì. L'erba è alta, fa il solletico, prude, ma Amore mi porta al centro e ci sediamo, in silenzio, occhi negli occhi, respiriamo. 
Lascia passare il volo di farfalle e insetti, non ha mai fretta quando siamo insieme ed è una cosa che adoro, perché diventa tutto più vero. E da quel tempo denso mi chiede: «Vuoi imparare a vedermi?»
Lo fisso. Lo fisso e non capisco. Lo fisso e mi spavento. Lo fisso e mi sento ferita. 
Alzo gli scudi e mi difendo: «Io ti sto guardando, ti guardo di continuo, ti osservo in ogni tua cosa, saprei raccontare tutte le sfumature del tuo corpo, i sorrisi, le mani, le ossessioni, gli umori. Tutto, ho imparato tutto, sono affezionata a tutto.»
«E questo ti rende cieca» risponde Amore. «Vedi me attraverso di te, percepisci emanazioni di te, non me. Vorresti questo, vorresti quello. 
Senti questo prato, cosa ti arriva?»
Mi concentro intorno e vedo la luce con le sue sfumature di verde e di rosa, il tocco del cielo che si abbassa tra i fili d'erba nella sua forma di vento. Tanti piccoli insetti e tanti piccoli boccioli che sanno di verginità, di attesa e di promessa. 
«Questa sei tu» mi risponde Amore, «mi hai descritto te e la tua anima quando è con me, non il prato in cui sei seduta. Alza gli occhi, posali nei miei. Vorrei che ci guardassimo a lungo, senza tempo, solo insieme. Fissiamoci fino a dimenticarci delle forme, fino a che non ci sciogliamo l'uno nell'altro e ci dimentichiamo di entrambi. Fino a che non arriva il sogno sul suo carro dorato e ci porta le paure, squarciando il velo che ci tiene ancora lontani.»

Un brivido mi attraversa e la terra mi sente, si fa forte sotto di me e mi sostiene, mi dice che da quel punto non mi farà cadere, qualunque cosa accada. Vorrei che le ciglia mi proteggessero di più, ma ascolto Amore e mi porto a lui. 
Ho due porte pesantissime serrate sugli occhi, 
provo a spingerle ma rimangono salde, 
accennano spostamenti minimi e mi è chiaro, 
che la mia forza non vincerà sulla loro placida resistenza.
Guardo, guardo, guardo, guardo, guardo, lo guardo e vedo quello che trovo sempre 
e sento quello che sento sempre. Mi sale l'agitazione dentro, perché forse non sono quella giusta,
perché forse, nonostante il cammino fino a qui, lui capirà di aver fatto la scelta sbagliata. 
Guardo, guardo, guardo, perdo il punto, il centro, il fuoco, i confini. 
Guardo, guardo, guardo, lo cerco e lo trovo lì dove l'ho sempre cercato
e mi torna in mente perché ho iniziato a cercarlo. 
Lo cercavo perché non lo trovavo e non sapevo chi fosse, come fosse, volevo conoscere le curve e gli spigoli della sua anima e il tocco delle sue mani sul mio corpo. E poi l'ho trovato, l'ho voluto, ho avuto Amore e adesso so di non averlo mai visto. 
Terra sorreggimi, fiore proteggimi. 

Amore inizia a spogliarmi, non per fare l'amore ma per liberarmi anima e corpo, i nostri occhi non perdono il contatto ma non dobbiamo avere paura della paura, ci vogliamo dimenticare di noi stessi, essere così tanto noi stessi, da non poter essere diversi da così.
Il prato un pochino ride di noi: corpi fermi e nudi che nuotano negli occhi altrui, siamo animali buffi. La mia mente si allontana, la pelle mi solletica di zampette e fili d'erba, il cielo lascia correre le sue nuvole ma io sono lì e altrove, forse mi sto per assopire, sto per dimenticarmi tutto quando un profumo mi colpisce il cuore. Una visione chiarissima, un breve momento di puro Amore: non saprei raccontare altro se non un'immagine per un istante sincera. I miei occhi erano ancora in quelli di Amore ma stavo scivolando via, dimentica di tutto, distratta nel pensiero, quando ho visto un velo cadere e improvvisamente ho capito a fondo il significato di -sincero. Poi tutto si è coperto della stessa coltre di sempre ma io sono sicura di quel frammento che ora porto dentro: non posso scordare il seme della verità. Ho visto Amore per quello che è.
Non vorrei rompere la magia del nostro silenzio ma l'urgenza mi esplode in bocca: «ero così concentrata su quello che volevo darti, così ossessionata dal trovarmi in te, che non ho notato nessuno dei doni che mi hai fatto fino a qui. Per un momento il tuo volto ha avuto ombre diverse, più intense, eri così definito, uno sconosciuto. Uno stupendo sconosciuto, un affascinante sconosciuto. Io prendo questo fiore e vedo il suo colore, quando in realtà la cosa che lui mi sta dando è il suo polline perché io possa portarlo altrove. 
E io non capirò mai a fondo un fiore, se continuerò a guardare solo le sue sfumature, senza pensare a cosa mi sta dicendo davvero con queste. Mi attira per espandersi, e lo fa rendendo i miei occhi più felici. E io, io devo capire questo e amare questo. Se voglio amare questo fiore. 
Come ora vedo te e capisco che se non mi apro ai doni che mi fai, che semini silenzioso sul mio cammino, io non potrò mai capire te. Rimarrei cieca a te. 
Volendo cose che non possiamo realmente darci ci stiamo rifiutando, negandoci la nostra stessa bellezza.»
Il viso, gli occhi, le labbra di Amore si aprono in un immenso sorriso, luce, mi bacia, mi cosparge di fiori, dei loro colori e del loro polline:«resta con me anche quando il nostro viaggio sarà finito».

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