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l'importante è mantenere l'eleganza _

_ sono arrivato alla creatività cieco come un bambino che deve imparare a camminare e vedere. Ho imparato a lasciare che i miei sensi e il mio passato mi dicessero tutto quello che in un certo modo era vero. _ (R.B.)


Mi stanno dando una serie di compiti, più che altro cose a tema per allenare le nostre capacità. Io li accetto, credo nell'umiltà. Ma non mi aspettavo il conflitto, interiore intendo; non mi aspettavo che il mio pensiero iniziasse ad urlare e rivendicare la propria identità, come un adolescente in faccia alla madre. Mi rendo conto che scalcia strattona e smania dalla voglia di uscire, e io vorrei tanto spalancargli ogni porta porticina o portone, ma non riesco a capire dove si trova. Ogni tanto mi fornisce delle chiare indicazioni ma, giusto il tempo di iniziare a seguirle, che altre mille voci si affollano e il rumore diventa tale da gettarmi nel caos.
E allora tentiamo con il nero su bianco, magari funziona.

forma. equilibrio. totale. potenza. consapevolezza. capacità. armonia. sistema. calma.
Queste parole appartengono tutte ad un unico insieme, sono alcune delle qualità che, a mio parere, un lavoro dovrebbe avere.
Dove per lavoro si intende la messa in forma del nostro pensiero, che altro non è che il mondo personale all'interno del quale viviamo, come singoli individui.
Parto dall'idea che l'essere umano è in grado di vedere le cose da un solo punto di vista, il proprio: non possiamo inventare cose che non conosciamo e non possiamo immaginare diversamente da come viviamo e da cosa vediamo. Siamo profondamente radicati nel reale e l'alchimia non smette di ripetercelo.
Questo non va vissuto come un limite, ma fa di noi esseri in grado di evolversi coscientemente, dando vita a nuove straordinarie realtà, legate tra loro; si può solo continuare ad imparare, non ricominciare da zero.
Torniamo quindi al punto di partenza, dar forma al nostro cervello (e qui i termini non mi sono di aiuto): è un esercizio di grande difficoltà che prevede un ascolto del sé e uno sdoganamento dei luoghi comuni e del giudizio altrui (siamo creature delicate).
La paura che ci accompagna è legata a questa incapacità di immaginare ciò che non conosciamo, ovvero la maggior parte delle cose; la paura, è risaputo, non è altro che la manifestazione dell'ignoto, e quindi viviamo con un costante senso di disagio.
Consapevoli di tutti i filtri sociali e mentali che ci impediscono di comunicare liberamente, possiamo fingere di aver trovato la strada per canalizzare ed esternare il nostro interiore, ricordandoci che non sarebbe per capriccio o auto-affermazione, ma perché internamente siamo ancora esseri naturali, e nella natura risiede la bellezza, ed esternando possiamo produrla a nostra volta, riportando la vita ad uno stadio migliore.
Il problema, anche nel momento in cui riusciamo a trovare la porta giusta e ad aprirla, è il fiume in piena che ne fuoriesce, costretto così a lungo dietro quei cancelli, si riversa nel mondo privo di forma o traducibilità. Esplode, fino ad esaurire in breve tempo la sua energia, lasciando il vuoto.
Ecco il punto di questo mio lungo discorso: siamo tutti dei traduttori della grande bellezza che ci portiamo dentro, ma la calma e la pazienza ci devono sempre accompagnare, perché nulla si costruisce in sei giorni, o almeno, noi ancora non ne siamo in grado. La nostra razionalità ci appartiene (e non viceversa) e porta con sé la capacità di tradurre al mondo il nostro universo interno, come un dizionario comprensibile a tutti.
Il rischio di rubare pezzi di mondi altrui per arricchire il proprio succede spesso, ma strati e strati di abbozzi di pensieri, rimangono sempre e comunque illeggibili, rigettandoci nella frustrazione.
La Torre di Babele non è leggenda, la stiamo solo costruendo nel modo sbagliato. _

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