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Assumere a piccole dosi_

Korea, Canada e Italia sono le ultime rimaste in India; America, Colombia e Nigeria sono partiti.
Nella notte dei saluti la luna è un sorriso perfetto nel cielo e il vento mescola l'aria calda, come un minestrone fuori stagione.
Dal tetto dell'ostello ci guardiamo intorno e ci ritroviamo tutte nello stesso pensiero: perché mai adoro questa terra? Se la osservi bene e provi a raccontarla ne uscirà un ritratto difficile e grottesco.
La vita è dura, dal fare la pipì al bere un bicchiere d'acqua, tutto si fa un po' più complicato. Sono quattro mesi che uso un secchio per farmi la doccia, regolarmente con acqua tra il freddo e il gelato. Lavo i vestiti a mano e ho cestinato la metà di questi nel cammino (poco male, ho sempre la scusa per comprarne di nuovi), oltre ad assumere un tipico odore dolciastro che ormai mi da la nausea ogni volta che mi vesto. Ho i capelli come la paglia per lo smog, la pelle spaccata per il sole e la pancia è un pallone per i quintali di carboidrati che assumo durante i pasti.
Devo soffiarmi il naso senza fare rumore in quanto maleducazione ma al tempo stesso cammino tra fontane costanti di sputi dei passanti. Il paesaggio urbano è composto da montagne di rifiuti e docili cani febbricitanti, traffico assordante e mucche arroganti. Sono vicina a dover chiedere il permesso di mangiare alle mosche e il favore di non essere mangiata alle zanzare.

Ridiamo perché sappiamo bene che potremmo andare avanti per il resto della notte a dirci quante cose brutte, strane, diverse, incontriamo qui ogni giorno. Però ridiamo perché come al bimbo che commette la marachella, sappiamo che perdoniamo tutto a questa terra, ogni difetto la rende speciale ai nostri occhi di innamorate.
Sarà che è l'ultima sera insieme e ci sentiamo un po' filosofe, ma questa volta non ci accontentiamo dell'affetto come risposta e, consapevoli di non essere capite fino in fondo da chi ci aspetta a casa, snoccioliamo le vere ragioni del perché, alla fine, investiamo sempre i nostri pochi risparmi in un biglietto aereo per l'India.

Tutte queste fatiche sono la nostra motivazione, in esse trovi un bisogno che a noi hanno da sempre insegnato essere un impegno. Quando le cose non sono automatiche o automatizzate ti devi guardare intorno, per vedere cosa fanno gli altri perché non c'è nessun libretto di istruzioni nella scatola (il più delle volte non c'è nemmeno la scatola).
Cosa succede allora quando ci si rende conto di essere tutti nella stessa faticosa situazione? Si crea una comunità e ci si da una mano per quello che siamo in grado di fare. Per essere ammessi non vengono richiesti requisiti o CV dettagliati, basta un buon istinto di sopravvivenza e benvenuto.
In queste condizioni di vita da soli non si va da nessuna parte, si ha bisogno sul serio degli altri e questi ultimi lo hanno di te: difficile da capire ma impossibile rinunciarvi.
In questa società non esistono gli "invisibili", tutti hanno un posto e un ruolo nel far girare il lento ingranaggio; in caso di bisogno mettono facilmente la loro vita da parte per dare la precedenza alla tua e questo avviene in modo spontaneo, senza richiesta di saldo della prestazione.

Vorremo poter raccontare a tutti che cosa proviamo, trasmettere che cosa si prova nello stomaco quando si vieni aiutati gratuitamente o quando non ci sente mai abbandonati. Che i sonni migliori sono quelli con la schiena su una tavola di legno e la testa sulla pancia del vicino.  
Tornati a casa ci riduciamo tutti a dire della pipì in compagnia delle scimmie e del cibo tutto spezie e peperoncino: rapido, divertente e indolore per noi e per chi ascolta, con occhi in bilico tra la pena e il distacco, il riassunto della nostra "esperienza indiana".

A questo punto Canada, che è un pozzo di aneddoti interessanti, ci riferisce che l'ambasciata francese ha messo a disposizione di coloro che si avventurano in India uno psicologo per superare lo shock del viaggio (risparmio la trascrizione dei commenti sul popolo francese a seguito di questa notizia). Questo è indice di quanto la vita comunitaria può interferire con la nostra routine solitaria e, nel caso di noi perseveranti, può creare assuefazione e seria dipendenza.

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