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Poi arriva Odoacre e noi siam tutti Romolo Augusto_

Quando ci si pongono un'eccessiva quantità di domande, si finisce con il trovare le risposte nei posti più inaspettati. Qualcuno di sprovveduto direbbe che ci si aggrappa a qualsiasi cosa pur di saziare la parte razionale del cervello.
I documentari di storia sono dei pozzi di concetti, vergini sacrificali messi a disposizione di ogni nostra necessità di conoscenza. Offrono spunti antichi e consolidati che in momenti di languida noia, si presentano all'orizzonte dei quesiti di vita come destrieri al galoppo.

L'ultimo cavallo sopraggiunto si chiama Limes, termine utilizzato dagli antichi romani per esprimere il concetto di confine. Da popolo dotto e profondo quale furono, non limitarono il significato della parola ad una semplice linea netta, un muro come facciamo noi oggi.
Il Limes ha un respiro più ampio e rappresenta una zona dove due realtà diverse si incontrano. Per mantenere sotto controllo le estremità del regno, i romani avevano organizzato delle fasce di confine ricche di aperture che mettevano in comunicazione esterno e interno ma che, per mezzo di sentinelle e torri, venivano controllate costantemente, senza incappare nell'errore della chiusura cieca.
Un preciso sistema di simboli permetteva la comunicazione sulle lunghe distanze, consentendo di estendere il Limes per tutti gli immensi territori dell'Impero.
Ecco dove la storia fornisce risposte: a che cosa si ispiravano i romani se non alla complessità delle relazioni umane?
Quando inciampiamo in motti adolescenziali come “ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre.” (ops...), abbiamo a che fare con qualcosa che prova a spiegare quella vocina che ci parla da dentro. Quel mondo che si trova da qualche parte tra il cervello e lo stomaco, che neanche Omero saprebbe descrivere e che, per istinto di sopravvivenza, non può essere valicato da chiunque. Per farlo, per trovare la porta dell'armadio e attraversarla, ci vuole tanto tempo, costanza e passione. Ma ahimè esiste una grossa fetta di vita fatta di relazioni con altri esseri umani e se tutti avessero accesso a quel mondo, faremmo la fine di un'anguria con dentro un petardo. Bum.
L'istinto di conservazione ha dato origine ad un cuscinetto, il Limes appunto, che permette uno scorrimento dentro-fuori in maniera controllata che limita i danni.
Se si studiano le fortificazioni, le fattezze di questi ingressi nel mondo romano, allora si riesce a dare una forma al nostro mondo interiore, una risposta visiva e una conferma storica a quello che siamo.
I romani ogni tanto permettevano al nemico di entrare e depredarli, per poi aspettarli ad una delle uscite del Limes e massacrarli tutti riprendendosi il bottino. Così, giusto per impartire loro una lezione di vita che poi incidevano sulle mura. Loro pensavano prima di agire.
Quando un anno solare finisce, anche noi andiamo a sbirciare tutte le incisioni che abbiamo fatto sulle pietre: ci sono fatti che accadono e l'unica cosa che possiamo fare è ricordarli e tenerli lì, marchiati nella parte interna delle mura: quella che gli altri non vedono.

Poi l'impero romano è stato fatto a brandelli e adesso siamo il paese che siamo, ma questa è tutta un'altra storia. Per continuare la solfa del trovare ovunque risposte ai misteri dell'anima, ecco la citazione più bella di questo nuovo anno: Pensavamo che dopo i vent'anni sarebbe stato tutto più facile, invece siamo rimasti fregati (se sostituisci “romani” a “vent'anni” vedi che tutto torna). 

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