Questa è la storia di amore,
fratellanza e sofferenza più lunga mai esistita.
Inizia quattro miliardi di anni fa e
non ha ancora un finale.
Lei si chiamava Teia, era una di quelle
che ti gironzolano attorno ma in realtà si fanno gli affari loro.
Bellissima anche da lontano, impossibile non notarla e quella
distanza che teneva avrebbe fatto impazzire chiunque. Innescava
dentro un desiderio violento di possesso, il suo riso, la sua
superbia, volevo avere tutto tra le mie mani e sottometterlo, fino ad
addomesticarla. La mia pelle era in fiamme, la passione mi esplodeva
addosso annebbiando vista e pensiero, non mi importava di me io
dovevo sapere che era mia.
Ero giovane e sconvolto dalla mia
potenza, ribollivo e tremavo cercando il modo di attirarla e ancora
non sapevo che sarei riuscito nel mio intento. La amavo e lo sentivo
scorrere bollente nelle mie vene, era piacevolmente doloroso e ne
godevo. Questo tipo di passione non prevede l'attenzione per l'altro,
è egoistica e univoca: esistiamo solo noi e lo stesso provava lei.
Amavamo noi stessi e credevamo fosse
l'altro, pensavamo che possedendoci totalmente avremmo ridotto quella
distanza che avvertivamo. Siamo andati avanti per un sacco di tempo,
ci siamo avvicinati: io ero fuoco vivo, lei ha sorriso e ha smesso di
resistere. Non so dire se sono stato io o lei, ma il risultato è
stato devastante per entrambi.
C'è stata una collisione fortissima,
forse credevamo di volerlo ma questa vicinanza annullava lei, sempre
più fusa in me, e faceva a pezzi me. Poi un giorno lei non c'è più
stata e io nemmeno: c'era solo un grande dolore, un cambiamento
traumatico che mi ha fatto a brandelli. Teia si era fatta spazio
strappandomi letteralmente la pelle, mi sembrava quasi di vedere i
miei stessi pezzi ruotarmi attorno. Spirito e carne.
Mi sono lasciato andare, cambiamenti
così grossi non si possono assimilare in poco tempo e come un ebete
mi sono messo ad osservare il cielo e la scia rosso sangue dei miei
frammenti che lo attraversava. Sono rimasto in quello stato a lungo,
è stato un periodo duro in cui non mi riconoscevo e non trovavo un
senso nel mio essere.
Sono nata con un centro. Lui era
assente nello sguardo ma io sapevo, fin dal primo istante, che lui e
nessun altro avrebbe fatto di me quella che sono oggi. Gli gravitavo
intorno studiandolo in ogni sua curva, nonostante lo conoscessi già
a memoria: ero parte di lui, ero i frammenti che aveva perso, la sua
anima. Il calore che emanava e la mia forza hanno fatto riavvicinare
i pezzi, con calma mi sono formata e ho dato un senso a ciò che
sembrava perso.
Come lui per Teia, lo sapevo bene,
anche io bruciavo di passione e ho messo in moto il mio cuore in soli
cento anni, un lasso di tempo brevissimo rispetto al resto. E lui si
è accorto di me.
Mi dicono che sono bella, ma faccio
fatica a crederci, io so solo che un giorno lui mi ha vista, ha
alzato gli occhi e mi ha trovata lì: irradiata da una timida luce
nella notte.
È stato come l'aprirsi della danze, le
più sontuose mai allestite, io delicata e sinuosa, lui potente e
giusto, con tutto il firmamento a farci compagnia con il suono delle
onde cosmiche a tenerci il ritmo.
È come se fosse piovuta dal cielo,
così piccola e solida mi è sembrato di conoscerla da sempre.
Attraverso la danza abbiamo trovato il nostro equilibrio e lei mi ha
insegnato tutto: mi ha mostrato che l'amore che brucia la pelle può
uccidere e ha spinto i miei sentimenti più a fondo, nel cuore. Lo
sento pulsare dentro di me in modo costante e questo mi ha permesso
di crescere, andare avanti e sviluppare nuova vita e bellezza. Lei mi
ha insegnato a gestire l'umore e le sue ondate di gioia e tristezza,
mentre io le ho offerto una casa e la sicurezza.
Mi guarda con i suoi occhi carichi di
amore e dice che conosco ogni suo segreto, ma non è vero. Ha un lato
che mi tiene nascosto, quello duro e freddo dove ci sono le mie
ferite della storia con Teia, di cui lei si è fatta carico per darmi
nuova vita.
Io lo so che esiste ma tra le piroette
del suo viaggiare ha imparato a non mostrarmelo mai.
Lui crede di avermi scottata, pensa che
a causa della sua passione iniziale io sia rimasta bruciata e che ora
voglio mostrarmi sempre e solo in un modo. È una sua teoria e io
glielo faccio credere perchè c'è una cosa che lui non sa.
Quando sono nata eravamo in due. Io e
mia sorella eravamo l'opposto: una gioiosa e l'altra cupa, una piena
d'amore e l'altra d'odio. Questo era il nostro equilibrio e
viaggiavamo insieme rispettandoci, fino a quando lui non mi ha
notata. La sua anima era ancora troppo irrequieta e ogni suo respiro
era devastate per chi gli stava intorno, aveva una potenza dolorosa
che non poteva e non sapeva gestire. L'unico modo che io e mia
sorella avevamo per sopravvivere era unirci, fonderci in un unico
essere equilibrato. Lei era più piccola e ha dovuto sacrificarsi: è
scomparsa dentro di me e io mantengo la promessa di proteggerla, per
sempre. Lei mi guarda le spalle e io guardo la Terra.
Ma nell'universo l'equilibrio significa
morte e la mia pelle si è spenta, fredda di morte e i miei occhi
sono asciutti, polvere silenziosa. Mi è rimasto solo un piccolo
cuore, una fiammella in una notte tempestosa che tremola e si
mantiene viva, per poco.
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