Lo sentite il rombo del motore? Le
vibrazioni che solleticano le costole e accompagnano il respiro?
Stiamo per partire, sarà un viaggio denso.
I bambini sono fastidiosi. Hanno un
modo di fare estenuante e non conoscono le regole della vita, credono
di poter fare a modo a loro, che bene o male se la cavano e che le
cose si aggiustano o si riusano per qualcos'altro. Se non capiscono
qualcosa si danno una spiegazione e, fino a prova contraria, quella
per loro è la verità.
Il problema del fastidio è che è un
sentimento unidirezionale: solo una delle due parti coinvolte prova
questa sensazione. L'altra solitamente o non è al corrente o se ne
infischia. Questo, a rigor di logica, avviene perchè il fastidio è
la noia per l'orgoglio (o l'orgoglio della noia): anche chi lo prova
sta in realtà generando un tedio per se stesso e per i suoi
sentimenti.
Quindi prendiamo il fastidio e anche la
logica e mettiamoli da una parte, tanto sono noiosi. Torniamo ai
bambini, che invece si sanno divertire.
Dicevamo che difronte alle cose del
mondo chiedono e se, come spesso capita, non viene fornita loro una
spiegazione che li soddisfa, se ne costruiscono una alternativa.
Questo innesca il meccanismo del gioco: lanciarsi a fare cose
seguendo regole (ma anche no) prestabilite. Alla vita stessa non
saprei dare definizione migliore. Se la vita e il gioco sono concetti
così vicini (e non sono certo stata io a scorgere questa affinità),
allora possiamo riportare l'attenzione al libretto di istruzioni che
abbiamo tra le mani.
Facendo il percorso a ritroso deduciamo
che ogni regola è stata preceduta da una o più domande: Cos'è?
Com'è? Perchè? Etc etc. Ognuno può dare la risposta migliore, fino
a quando non trova quella giusta. O meglio, fino a che il quadrato
non sarà nel quadrato, il rombo nel rombo, il triangolo nel
triangolo, ..., un duro cerchio rosso circonderà come braci ardenti
di vergogna quello slancio di diversità.
L'odio che proviamo per la scuola è
sempre giustificato.
Facciamo una leggera virata, la nostra
rotta non punta sulla libertà di pensiero, ma sui pesi della nostra
bilancia. I bambini sanno giocare perchè trovano risposte diverse ad
una stessa domanda. Se la definizione indicata come giusta non li
soddisfa, si svincolano e procedono oltre: a ragion veduta,
sopravvivono senza rigor di logica.
Si divertono a interpretare tutti i
ruoli del gioco: chi fa le domande e chi da le risposte stanno sullo
stesso gradino perchè entrambi lavorano di fantasia. Ce ne vuole
tanta per porsi i giusti quesiti che rendono la storia avvincente, ma
altrettanta viene riversata nelle pagaiate che fanno avanzare il
galeone. E il sapore di salsedine, è inimitabile.
Mentre ci sciogliamo dal canto della
sirena, riaffioriamo dal nostro viaggio. Se come il gioco, così la
vita, come le regole, così la logica, allora forse non esistono
domande senza risposta. Esistono risposte che non abbiamo il coraggio
di scegliere e queste scelte non fatte sono buchi della ragione, in
cui rimane il dubbio.
Se proprio ci viene un dubbio il punto
non sta nel trovare cosa rispondere, ma in che modo. Se per me
l'universo sta in equilibrio su una torre di tartarughe millenarie il
cui canto profondo genera le onde del mare, non è mica un problema.
Siamo arrivati a riva, vi auguro un
piacevole soggiorno; attenti solo alle zanzare, sanno essere molto
fastidiose.
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