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Quando va male, pensa agli ebrei_

Mentre si rovistava il cuoi capelluto con le unghie ha detto: pensa avere una farfalla tra i capelli. Di quelle belle, grandi e cangianti che si poggia lentamente sulla testa, donandoti un fiocco e il brivido di piacere di non provocare il terrore negli animali. Sai quella roba triste che succede ogni volta che allunghi la mano speranzoso e loro fuggono. Se la farfalla si appoggia però tu ti senti un fiore.
Poi pensa al suo punto di vista: si trova con le zampe immerse in una serie di tentacoli scuri e fitti, i capelli, come quando sguazziamo in una pozza opaca e sentiamo le alghe farci le carezze alle caviglie. È disgustoso, oltre che terrorizzante.
Secondo me le farfalle ci odiano e se trovassero il modo ci sterminerebbero tutti. Ma comunque (e a questo punto riesce a tirare via il pezzo di pelle che stava cercando e lo ammira sotto le unghie, con tanto di sniffata di naso) è sempre quella cosa della storia unica e dei punti di vista diversi.

Più o meno è così che ha detto.

Chi è unto di genialità solitamente esercita lo stesso fascino del lombrico spezzato a metà che continua a muoversi e vivere. Esteriormente genera così poche aspettative, che tutto quello che riesce a mettere insieme, sembra una perfetta trasmutazione alchemica. In quanto untori del sapere contagiano chi li incrocia, instillano in loro il germe che lentamente si diffonde fino a invadere ogni particella, ogni movimento del malcapitato.
In quanto raccontato sopra su farfalla e amici vari, esplodono decine di bolle purulente: prima tra tutte il fatto che gli animali ci odiano. Siamo respinti, rigettati come un organo mal trapiantato, quello che per noi è amore per loro è violenza. Allora li costringiamo, ne pieghiamo la volontà sottomettendoli: quando si inizia un nuovo sport o a cantare o una dieta, si compie lo stesso processo. Si forza il corpo e la mente con la violenza della costanza e si prova disgusto, la fragilità diventa tangibile, così reale da scorgerne il volto emaciato.
Una volta toccati dall'untore non si può guarire: se della farfalla amiamo le ali, odiamo gli occhi.

Mentre continua a sondare le ricchezze della sua cute, il denso genio oleoso si illumina, come se avesse appena ricordato il vero significato del mondo e dell'esistenza. Le labbra si slegano in un lento sorriso dal quale racconta della corposa flatulenza del giorno prima che, in maniera del tutto inaspettata, gli ha lasciato un importante regalo da quelle parti, costringendolo a liberarsi di tutto il pacchetto. Questo, spiega, è come si può scegliere di affrontare le cose che succedono: miseramente e opponendosi, oppure annuendo calandosi fisicamente nell'emozione, oltre che i pantaloni, con tutte le conseguenze del caso (che nello specifico, superata la sorpresa, si rivela liberatorio e personale).


Commenti

  1. sottolineo in rosso due volte " che nello specifico, superata la sorpresa, si rivela liberatorio e personale "

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