I versi seguono il filo dei pensieri
spezzati
della fanciulla abbandonata
delle notti private del riposo
dal vento delle tempeste.
Il suono si infrange da dentro
impossibile far tacere
il vuoto provocato dal dolore.
Figlio di un tempo antico
sei rimasto imprigionato nell'interno
della pelle.
Scuoti le chiome con tremori,
spasmi indomabili di un freddo
che non può essere sciolto.
Messo a tacere negli anni della
solitudine,
ora risorgi dalle grotte più buie
richiamato dalle infide sirene,
potente come il braccio di Nettuno.
Ti aggrappi alle pareti con gli uncini
del passato,
sbrindelli gli scampoli dei sogni
lasciati alla brezza del mare.
I tuoi colori cupi dichiarano una
guerra
che sai di non poter perdere.
Con schegge di vetro penetri
nell'origine della vita
sfregiando il dono che potrebbe
arrivare.
Impedisci la nascita del feto che
porterebbe all'amore,
tessi nodi stretti e sapienti lungo la
via che porta al cuore.
La tua rabbia furente ustiona la pelle,
ribolle il sangue.
Crei giochi d'illusione con le spiagge
degli occhi.
Accechi il mondo della sua realtà,
facendo gocciolare dalle labbra confuse
dolci gocce di veleno.
Non uccidi me,
ne sacrifichi ogni parte per eliminare
il resto.
Morti lente
così da esplodere,
dolore.
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