Ho
deciso di mettermi seriamente alla prova, di trattare con finezza ed
eleganza un tema presente nella vita di tutti, tranne che nella mia
(per scelta sia chiaro).
L'amore,
sacrosanta congiunzione di cuori che rende chi non ce l'ha la
Svizzera: neutro, neutrale, neutralizzante. Averlo richiede energie e
spazio e quando trabocca necessita di chi ci sta intorno (solitamente
coincide alla perfezione con la mia tipologia di soggetto
solo/indipendente, a seconda dei punti di vista), per essere
raccolto, risistemato e contenuto, in vista di straripamenti futuri.
Più
che la Svizzera io mi sento francese, ovvero tutta teoria e niente
pratica, tutti filosofi ma neanche un idraulico. In questo mondo
neutrale e di tubi gocciolanti in cui mi sono trasformata, ho
accumulato un buon numero di racconti d'amore che adesso, ovviamente,
andrò a spiattellare.
Una
delle mie teorie preferite si basa sullo schema seguente:
piselli
/ ciulare / Dante
figa
/ fisica / Cavalcanti.
Dietro
questa esemplare semplificazione sono raccolti mesi, anni, di duro
lavoro in biblioteca; milioni di pagine di letteratura sono state
girate e analizzate e il risultato si è dimostrato così ovvio e
sconvolgente, che non verrà ammesso dalla società ancora per
decenni.
Tutti
hanno sempre e solo parlato dei loro istinti sessuali. Anche coloro
che idealizziamo, che riteniamo i capisaldi della nostra cultura e
della nostra eccellenza, altro non sono che vogliosi guardoni che
hanno dedicato intere esistenze a descrivere il piacere carnale.
Dietro quelle leggiadre parole d'amore puro, si celano i più bassi
istinti descritti con la più effimera delle arti.
Nessuno
ha il coraggio di provare il sentimento, quello vero, e quindi ci si
tappa la bocca del cuore concedendosi all'altro, senza il tempo e la
voglia della conoscenza, prediligendo un'idealizzazione posticcia.
La
differenza sostanziale tra noi e i vari Dante è che usiamo un
linguaggio differente e un giorno anche i nostri film porno saranno
delle pietre miliari della cultura, studiati nei licei classici dei
nostri nipoti.
Se
la letteratura ci spiega l'amore in questo modo la matematica non si
tira certo indietro e rilancia con la ormai famosa Teoria dei Numeri.
Anch'essa
figlia di notti insonni in laboratorio e di lavagne cariche di
numeri, si arriva ad un semplice: da 1 a 10.
Funziona
in questo modo: ad ogni essere umano viene assegnato un numero sulla
base della bellezza e della personalità. Ci si affida ad un giudizio
abbastanza superficiale e sulle caratteristiche che spiccano
maggiormente in una media di 2 incontri.
Una
volta assegnato il numero si può stabilire la tipologia di amici e
fidanzati/e di cui il soggetto si circonderà: un istinto naturale ci
spinge ad orientarci sempre su numeri uguali a noi o con uno scarto
maggiore o minore di 1.
Ad
esempio un 7 starà con 6-7-8, ma difficilmente con un 3 o un 9.
I
buonisti benpensanti (ovvero coloro che l'amore ancora lo cercano o
lo aspettano) rigetteranno queste teorie come le streghe nel
Medioevo.
A
tutti consiglio di provare a metterle in pratica, almeno una volta.
Sono più semplici di quello che appaiano anche perché il metro di
giudizio è assolutamente soggettivo, il che le rende praticamente
infallibili.
In
questo delirio di conoscenza ho un ultimo pensiero da condividere,
donatomi in una delle tante rotture di diga che ho dovuto arginare.
“Siamo
esseri complessi e ad ogni complessità corrisponde una
complicazione.
Il
più delle volte non abbiamo voglia e per non capire e non conoscere
l'altro, ci concediamo nel corpo salvando la mente.
Ma
questa volta io ho deciso che nella mia vita ho del tempo (messo da
parte, ancora intatto e intaccato) da passare con questa persona”.
Che
dolcezza.
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