In una qualche università americana con un sacco di tempo da investire, hanno riscontrato che la domanda più posta al mondo è “come stai?”. Le risposte fornite variano a seconda di una serie di fattori, ma solitamente si opta per un classico “bene grazie, e tu?” (declinato nelle varie lingue del caso). È un quesito così utilizzato da essersi svuotato di ogni significato, è un rituale di incontro privo di contenuto. Nella maggior parte delle situazioni, chi pone la domanda non è realmente interessato alla risposta, ma la utilizza per sfuggire all'imbarazzo di un eventuale silenzio. Eppure in quelle due apparentemente scontate parole, è racchiuso un mondo: è contenuta tutta la giornata passata, la settimana, l'ultimo mese. Hanno il potere di riportare a galla le emozioni più vive del momento, quelle che friggono sulla superficie e che quasi mai corrispondono con il “tutto bene”. Perchè ammettiamolo, questa vita è una faticaccia. In un bel film dicono: quando sei su non ...
E ti rispondo che non posso rispondere, devi cercare da te. (Walt Whitman _ Foglie d'Erba)