La matematica è una donna bellissima
che non se la tira. È magnifica sotto ogni punto di vista e chi la
odia lo fa solo perchè sa che non potrà mai farla sua. È così
eclettica da avere in sé anche elementi minori, più semplici e
deliziosi, come i sottoinsiemi. Questi sono, per definizione
(personalizzata), adorabili elementi di un sistema più grande e
complesso con cui condividono qualcosa, mantenendo una certa
indipendenza. I sottoinsiemi sono estremamente intelligenti, mica dei
pecoroni.
Quando penso a loro mi sale quel
risolino vezzoso che solitamente dedichiamo ai neonati (solo quelli
belli) o ai cani (loro sono belli tutti). Tanto che ho sempre
sognato di trovare un peluche a forma di sottoinsieme da stritolare o
di avere il coraggio di travestirmici a carnevale.
Trovando difficoltose le precedenti
ipotesi, ho deciso di aprire una rubrica in loro onore: nasce quindi
Sottoinsiemi – (e poi un numero crescente in base alle uscite). In
pratica ho deciso di aprire un'ulteriore spazio alla libera e
sfacciata interpretazione del mondo, per mezzo della quale modellerò
parole varie su personalissimi significati (solo roba carina) .
Secondo la struttura dei sottoinsiemi
in matematica: contengono un pezzetto dell'insieme grande, ma non vi
combaciano alla perfezione.
Per il numero 1 ho tracciato un
ghirigoro attorno alla parola giudizio. Ne siamo letteralmente
atterriti, ci influenza l'esistenza in ogni aspetto. Dicono che con
gli anni va scemando, ma non è vero. Quello degli altri, verso noi
stessi e quello dei genitori (oddio), fanno parte di noi da quando
impariamo il nostro nome a quando lo dimentichiamo.
Dal momento che sembra impossibile
liberarsene, ho deciso di imporre nuove regole di convivenza: il
giudizio è la conseguenza di un'esposizione verso l'esterno. Vuol
dire che qualunque cosa abbiamo fatto o anche solo pensato, ha
innescato una reazione, che non sempre risulta piacevole. Una delle
regole più belle del nostro ecosistema è il costante movimento, il
flusso continuo tra cose e persone; il giudizio è una delle onde di
questo fiume e permette di mantenersi vivi. A noi sta trovare gli
strumenti per non affogare e non prendersi troppo sul serio è quasi
sempre un buon salvagente. Uno dei motti del successo è che non
conta se bene o male, l'importante è che se ne parli: anche se
vagamente superficiale è un buon approccio per iniziare ad esporsi,
senza stare a preoccuparsi. Partiamo dal piacere di lasciarci
giudicare, siamo in piedi davanti ad una bilancia e abbiamo
l'occasione di conferire alle cose il loro reale peso, quello che
hanno per noi.
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