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Ha detto che ci pensa la Luna _ (caleido_4)

La casa ha tre piani. In soffitta c'è la camera da letto dove adesso fa caldo, devono mettere i ventilatori e il bagno, con lo specchio da cui ogni tanto riesco ancora ad entrare.
Le scale a scendere sono del marmo degli anni miei, con una parete forata due volte al fondo: doppia porta con la ringhiera in mezzo. Non si passa se non entrando al primo piano e riuscendo, come un gioco per bambini. Dietro la porta c'è il corridoio su cui si affacciano: la sala da pranzo, che nessuno ha mai usato come si fa nelle case di tutto rispetto; il salone e la cucina, l'unica stanza che non confina con il corridoio.
In fondo altre due camere e il bagno, una delle camere è la mia e infatti nessuno la usa.
Dalla seconda porta divisa da ringhiera si scende sotto in cantina, garage e tutti gli oggetti che sopra non servono. E neanche sotto servono. Io mi sento ancora utile quindi ci vado poco lì sotto, i miei passi fanno troppo poco rumore e mi sembra di perdere il controllo sul resto della casa. Basta scendere una rampa che tutte le creature del piano di sopra si scatenano e danno il via ad una festa e a me non sta bene.

Faccio lo stesso giro ancora due volte, in casa non c'è nessuno e neanche in giardino: è molto bello, piccolo ma curato e si raccoglie tutto intorno come una coroncina.
Mi piace stare qui perchè ogni presenza ha un corpo e tutto è pesante. Ogni oggetto ha tracciato i solchi della sua esistenza, ha assorbito la porzione di tempo che lo riguarda, e non so se lo sapete ma il tempo ha un elevato peso specifico. Infatti ci schiaccia tutti.
I libri lo hanno preso dalle mani di chi li leggeva, i pupazzi dai bambini che ora sono vecchi, i vetri dai raggi di sole che li trapassavano e tutti se lo sono tenuti fino a non potere più essere mossi: nessuno è così forte, per quanto si alleni a sollevare pesi.
Cammino per casa passando le dita su ogni cosa, con le unghie stacco le scaglie di tempo secco e poi le soffio sul pavimento. Forse è anche per questo che nessuno sta mai in casa.

Dentro lo specchio ho un segreto: lo tengo lì perchè spero non diventi pesante, ci sto lavorando da un po' e quando sarà finito lo regalerò subito, perchè non è qui che deve stare.
Mentre mi annoiavo tra le stanze ho iniziato rubacchiare pezzetti di filo, cordini e straccetti. Mi sembravano soli messi lì dove li trovavo e un po' per volta ho iniziato a portarli di sopra o in camera, nascosti. Ogni tanto mi sembra di ricordare di essere stata capace di ricamare, ma non ne sono troppo sicura, quindi mi sono messa a intrecciare. Lego tutti i pezzi insieme in una corda lunga lunga, sottile sottile. Da ogni filo estraggo un solo filamento e lo annodo piano a quello successivo. Sta venendo una gran bella corda.
È così fine perchè, a differenza del resto dovrà uscire e salire in alto, verso il cielo, le stelle, la luna.
Mi capita spesso di parlarci con loro in effetti, ma è stata proprio la luna a spiegarmi cosa devo fare: mi ha detto che se la raggiungo e la porto a fare un giro, lei soffierà su tutta la polvere di tempo che c'è in giro e io potrò smettere di girare sopra e sotto, sotto e sopra.
Il mio piano è semplice: se io lancio il cordino e la luna lo prende, allora uscirò a fare una passeggiata e lei verrà con me, come un palloncino con il bambino. Poi magari non torno, ma lei ha detto di essere una di parola e metterà le cose a posto.


Capisco che sembra tutto strano ma io non ho mai imparato a dire le bugie: è tutto vero e lo so ogni volta che un pezzo di tetto crolla sotto il peso del passato, trascinandosi via il presente. C'è una bella storia in cui succede la stessa cosa perchè nessuno sa più sognare e immaginare, allora il mondo scompare e diventa nero, fino all'ultimo luccichio, quello della luna. Per questo so che la perla del cielo è la destinazione finale e appena si alzerà il vento, lascerò partire il filo.   

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