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Il battito della gallina _ (caleido_2)

C'era una volta, una volta non c'era, è un modo di dire antico che nei secoli ha perso un pezzo per strada. Simboleggiava l'inizio di una storia che forse era stata così, ma forse no. Una storia che non andava ascoltata solo per quello che era ma anche per quello che avrebbe potuto essere.

C'era una volta, una volta non c'era, un ragazzo che aveva l'anima antica. Era una bella persona ma a tratti anche molto normale, non era esentato da nessun grande difetto dell'uomo, però gli era stato dato un dono. Grazie alla sua anima antica infatti sapeva aspettare.
Anche lui veniva travolto dalle correnti dell'ansia e della fretta, ma un'àncora lo teneva saldo al suolo dandogli la possibilità di mantenere il suo passo, senza farsi trascinare dall'apprensione o tentare di correre contro corrente.

Intorno a lui aveva amici che si muovevano rapidi, ogni tanto allungavano una mano e si aggrappavano come ad una roccia, per poi scivolare via sentendosi migliori, più avanti e con più esperienze. Il ragazzo con l'anima antica li lasciava fare, il tempo in lui era scandito come sui tasti del pianoforte e sapeva che qualcuno, da qualche parte, stava suonando la sua stessa melodia.

C'era solo un problema a cui non sapeva come rimediare: nessuno all'esterno poteva sentire la sinfonia altrui. Per percepirla c'era bisogno di qualcos'altro che però non veniva insegnato da nessuno e a nessuno, nonostante fosse l'unico modo per trovare la persona giusta. L'anima della vita.
Il ragazzo sapeva tutto questo e cercava di non farsi prendere dal panico: lui tendeva le orecchie e continuava a camminare. Nella sua anima antica sentiva che al momento giusto avrebbe capito, come un'arte.
Passavano gli anni e tutti sembravano sentire decine di melodie, i suoi amici saltellavano da una all'altra voraci e rapidi, ma presto annoiati. Lui continuava a cercare: ogni tanto lo prendevano in giro ma lui ricambiava sempre con il sorriso della ragione.

Un giorno il ragazzo dovette andare in terre sconosciute per portare a termine una missione. Mentre soggiornava in quei luoghi lo avvicinò una giovane che sembrava essere fatta solo del suo sorriso. Gli si rivolse con garbo per mostrargli una gallina in un cesto accanto a sé.
Era un bel pennuto: il manto nero era un mosaico di piume soffici dalle quali sbucavano la testa e un becco rosso squillante. Era di taglia piccola, il ragazzo avrebbe potuto stringerla con una mano, ma sembrava molto tranquilla.
La giovane continuava a sorridere invitandolo a prendere la gallina, così da capire l'unicità dell'esemplare e delle cure di cui aveva bisogno. Il ragazzo era titubante perchè non aveva bisogno della gallina, ma la pacatezza dei modi di lei lo spinsero ad infilare la mano nel cesto e, mentre soppesava la gallina, la giovane iniziò a raccontare.
Parlava della storia del cuore delle galline e del fatto che batte lento, in costante balletto tra la vita e la morte, ma sempre consapevole di quello che deve fare.
Mentre lei parlava lui sentiva: sentiva il battito lento, infinitesimale del cuore sotto il piumaggio scuro. Gli ricordava il vento, la primavera, l'acqua calda, i soffioni, le carezze, il mare, un sorriso.
Il suo. La sua melodia.

Quando si capisce qualcosa davvero, in maniera profonda e limpida, si avverte un dolore. È la fitta provocata dalla consapevolezza di dover fare una scelta: impossibile tornare indietro ma nell'avanzare si deve sacrificare qualcosa. Ricevere un dono, anche il più grande che ci sia, prevede il fargli spazio e lasciare andare qualcos'altro, che prima ci apparteneva. Questo il ragazzo lo sapeva bene, ma sapeva anche che per ascoltare la melodia di lei all'infinito insieme alla sua, sarebbe dovuto partire, lasciare la corrente che conosceva e spostarsi in un'altra fatta di loro e di quel mondo nuovo.

Il ragazzo con l'anima antica posa la gallina nel cesto e alza gli occhi, trovando quelli di lei, lentamente le sorride.  

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