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Attorno al tavolo che c'è, che c'è, che c'è_

Ogni volta che sto per iniziare un nuovo viaggio, dedico un pensiero alle persone che incontrerò durante questo, ma che ancora non sospettano che sto per entrare nelle loro vite e viceversa, anche solo per poco tempo.
Sono cresciuta in un paese piccolo, sia per dimensioni che per mentalità, dove tutti conoscono gli affari degli altri a tal punto che sovente la fantasia supera la realtà.
Questo dettaglio, così sofferto e odiato in passato, mi permette oggi di apprezzare a fondo l'incontro con nuove persone, durante il quale cerco, con tutte le mie forze, di mettere a tacere pregiudizi e apparenze, per lasciarmi assorbire dalla naturalezza della relazione.
La cosa più bella, quella che tutti in fondo ricerchiamo nell'incontro con l'altro, è vedere il nostro riflesso. Ci avviciniamo alle persone come lo facciamo con uno specchio: lentamente e pronti a scorgere un'immagine di noi sempre nuova e inaspettata. Ognuno ci mostra qualcosa di diverso, una parte di noi che l'altro coglie, che apprezza o disprezza, ma che comunque torna indietro e ci parla di noi.

Non mi dilungo oltre su questi miei giri pindarici anche perché, fino a ieri sera, ero convinta fossero frutto di una mente ingenua soggetta alla costruzione di castelli di carte in mezzo ad un uragano. Poi l'India mi ricorda che sono in India e che le sorprese sono sempre pronte dietro l'angolo, se sai coglierle.
Insomma dopo una settimana in questo mondo ibrido tra Italia e India sto iniziando ad entrare in dinamiche e geografie del luogo, riacquistando energie per le chiacchiere con le persone, che si rivelano sempre pozzi di sapere e di vita.
Dopo la solita cena risoverduredolce, la parte "giovane" della casa si è riunita per un semplice thè notturno, fingendo che sia birra ghiacciata e gustosa (sobh). Siamo ben amalgamati: un ragazzo e una ragazza italiani e corrispettivi indiani, tutti forniti di un buon inglese che, ancora una volta, si rivela una lingua sincera che ci porta ad essere più diretti e meno pungenti.
Brindiamo al semplice fatto di trovarci li attorno ad un tavolo, soli ma piacevolmente accompagnati e con tranquillità iniziamo a snodare pensieri che, in altre circostanze, ci avrebbero gettato in un vago imbarazzo. Raccontiamo cosa vuol dire avere continuamente persone che entrano ed escono dalla nostra vita per brevi ma intensi periodi, se per questo fatto si soffre troppo e si smette di affezionarsi o se comunque una qualche connessione avviene, indipendentemente dalla nostra volontà, e non ti rimane altro se non gioire dei momenti condivisi.
Mentre parliamo a qualcuno si incrina leggermente la voce o si perdono gli occhi nel vuoto, in cerca di qualche ricordo lontano; comunque andiamo avanti portando le nostre esperienze sicuri di essere ascoltati da specchi sinceri, che non gettano ombre sull'immagine delle nostre emozioni.
Ancora una tazza di thè e oggi è già domani.
Viaggiare ti rende più consapevole delle cose, adesso lo sappiamo. È come vivere esperienze all'ennesima potenza, tutto è più intenso, più veloce, più breve e compresso. Il tempo di un secondo si dilata, si rivela in tutta la sua durata senza passare più inosservato e il mondo, ai tuoi occhi, sembra rallentare e diventare meno confuso e caotico, ma ricco di dettagli scanditi e riconoscibili. Per la legge degli equilibri il rallentamento deve essere compensato e se distogli lo sguardo ti rendi conto che tutto è successo in un lampo.

Ecco, questi concetti discussi a voce, attorno ad un tavolo di notte, sembravano molto più chiari e densi di significato. Ora, alla luce del giorno, mi rendo conto dell'impasto di parole che, nero su bianco, rasenta il: "cosa??".
Poco importa, in quel momento è stato tutto fragole e champagne.

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