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Niente carta igienica in paradiso_

A furia di vedere film dai contenuti adolescenziali, ho l'immaginario impiastricciato di scene scadenti e scontate con luci calde, piogge romantiche e musichette varie. Il contrasto con la realtà mi ha sempre lasciato una traccia di delusione, eppure non ho mai rinunciato a crogiolarmi in fantasie all'essenza di rosa e vaniglia.
La settimana di San Valentino del 2015 è iniziata all'insegna degli spostamenti: dopo un mese abbondante nella stessa casa con le stesse persone, abbiamo iniziato a raccogliere i vari frammenti sparsi in giro, ricomponendo noi stessi e i nostri polverosi bagagli. Ci siamo mossi con lentezza, con lunghi viaggi nelle notti insonni, sentendoci pesanti e carichi di oggetti che sembrano sempre più inutili e ingombranti. Con la stessa quiete che ha caratterizzato tutto il primo periodo in India, abbiamo fatto calorosi cenni di saluto lasciando il sentiero che ci aveva riunito persone distanti e diverse, per un po' di tempo.
Nel giorno di San Valentino le fette della torta si sono definitivamente separate: la mia ha proseguito nella notte in direzione nord.
Prima un bus con dieci ore di sobbalzi dove ho rischiato di farmi esplodere la vescica per paura di essere dimenticata a terra; poi taxi, Kolkata, hotel, mercato, taxi, treno con soffici panche in legno, ancora taxi. Nel giorno degli innamorati sono giunta alla mia destinazione con il solo desiderio di dar fuoco a quei giganti e pesanti zaini che sono il mio maledetto bagaglio. Mentre lottavo con la loro presenza ingombrante sono scesa dalla macchina e... motore, azione, si gira.
Luce calda, alberi magici, cinguettio di uccelli e caffettiera fumante: sono nel film della mia immaginazione, sono in India ma c'è quiete, sono straniera ma parlano tutti italiano, sono sola ma ho un letto a baldacchino con zanzariera lilla. Sono la protagonista di un film girato in paradiso negli anni 60.
In mezzo alla foresta del West Bengala sorge una piccola realtà nata dall'unione di Italia, India, arte e teatro; piccole casette nelle quali si muove una comunità leggera e pacata che crede in stili di vita alternativi e li mette in pratica, senza grandi sceneggiate. Al centro stanno il corpo e la mente, come creatori instancabili di energie intangibili ma sensibili, che si manifestano nella danza, la musica e il teatro, supportate da tutte le altre forme d'arte. I sentimenti e le emozioni umane vengono piegate e modellate in forme dinamiche, scaturiscono da bambini, adulti e saggi, per colmare i vuoti in cui le parole non sanno arrivare.
Arrivata da appena due giorni l'unica cosa che ho di piegato e quasi spezzato è il mio corpo, sottoposto a lezioni di yoga di alto livello e annodato in posizioni che non ritenevo (e non ritengo tutt'ora) possibili. Il maestro è un incantevole fachiro con una potenza che neanche il migliore dei pennelli saprebbe raccontare. Spero solo che le mie mollicce giunture reggano lo sforzo.
Nonostante questo sento che il mio corpo me ne è grato, di conseguenza il vero prezzo da pagare se si vuole entrare in paradiso e ricongiungersi con il caffè è un'altro: la carta igienica.
Gli indiani non la usano e fino ad ora avevo tenuto duro comprandola a caro prezzo (anche due euro e rotti il rotolo!) e  smaltendola nelle maniere più alternative, ma qui mi congedo definitivamente dalla nostra candida amica e mi converto ad altri metodi di igiene che non sto a descrivere ma assicuro che funzionano, forse anche meglio del precedente. 

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