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Feste e rivolte_

Masala è un mix di spezie molto usato nella cucina indiana che prevede un accostamento di sapori dolci ad altri più decisi e piccanti. Questo abbinamento si riproduce chiaramente anche nello stomaco di chi ingerisce, con una certa costanza, il cibo che ne deriva.
Dopo un mese passato a sfuggire alle costipazioni da cambio di alimentazione, sono capitolata nella ribellione del mio stomaco e ho passato le ultime ore passeggiando tra il letto e il bagno. Marsala India, prima mi conquisti con i tuoi deliziosi piatti e poi mi punisci con contrazioni dolorose, ma poco importa perché se non si passa per la costipazione vuol dire che non ci si è veramente lasciati andare.
Il cibo indiano esercita su di me una forte attrazione in quanto, come ogni cosa in questo posto, non ti scivola addosso con facilità ma ti entra dentro mettendoti alla prova, rovistando in cerca della parte più forte di te. Dalla colazione alla cena non esiste un pasto semplice, che possa essere consumato senza lacrime da piccante, sconcerto di consistenze o sussulti da dolcezza. Ogni sapore risveglia le mie papille gustative assopite dal sapore di verdure bollite e scondite, come quando ad una festa noiosa arrivano alcolici e musica a tutto volume, portando ilarità e danze scatenate.
Questo trambusto inizia con il primo boccone sulla lingua, si estende alle narici e agli occhi che inziano inesorabilmente a colare, per poi arrivare allo stomaco, dove i sapori sembrano riscegliarsi come se avessi una seconda bocca di cui ignoravo l'esistenza. Il processo non si esaurisce con la digestione perché anche nel momento in cui il cibo esce dal nostro corpo, richiama tutti i poteri delle spezie piccanti con brivi leggeri ma frizzanti che salgono lungo la schiena.
Per entrare nel vero spirito indiano mangiamo con le mani (anzi, con la destra) e in piatti fatti di foglie per non inquinare ulteriormente l'ambiente. Vista la mia scarsa raffinatezza finisco ogni pasto imbrattata di cibo fino nei capelli, ma felice come una bambina alla quale hanno dimenticato di mettere il bavaglino.

Tutto, ancora una volta, si muove su binari di regole, convenzioni e abitudini totalmente diverse da quelle che mi sono famigliari. Il dolce e il salato si mescolano tra loro senza "un prima e un dopo": la colazione è salata e speziata ma a cena il dolce introduce e accompagna le altre portate, che a loro volta non si susseguono ma si fondono in un unico piatto dove riso e chapati (cialda rotonda di acqua e farina cotta sul fuoco), la fanno da padroni.
Essendo una cucina interamente vegetarina, le verdure si mostrano sotto ogni forma, colore e speziatura: cavolfiori, patate, carote, spinaci, zucchine, cetrioli, vengono proposti in grandi quantità e cosparsi con dosi colossali di cipolle crude, aglio, zenzero e ovviamente peperoncini.
L'unica via per uno stomaco occidentale è mangiare senza pensare e dimenticarsi dei problemi di alitosi.
Gli indiani hanno una cultura del cibo molto vicina a quella italiana, lo amano, lo sentono come momento di condivisione e di famiglia. Le mamme sono tutte cuoce eccellenti e fanno vere e proprie magie con pochissimi strumenti a disposizione. Di ogni ingrediente conoscono le proprietà curative, i benefici per l'organismo e le quantità giuste per creare piatti sensazionali. Dicono che ogni mamma conosce lo stomaco dei suoi figli e provvede ai loro bisogni sminuzzando, impastando e friggendo.

Sono totalmente affascinata da questi profumi e sapori e ogni volta che ne ho la possibilità mi intrufolo in una cucina e osservo silenziosa le movenze delle maestre, accucciate davanti al fuoco. Come in ogni passione alterno momenti di puro amore per questo cibo che mi rivolta dall'interno, a repulsione per ogni singola spezia, sognando per ore la delicata minestrina della mia di mamma o un gigante piatto di pasta al pomodoro con tanto, tanto parmigiano.
Inizio a dimenticare il sapore avvolgente di un espresso la mattina e questo non va bene.

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