Passa ai contenuti principali

Momo_

Basta, io smetto di contare, ho chiuso con la matematica, è solo un'opinione come tante altre.
Non serve per comprare perché il prezzo lo contratti a suon di astuzia e resistenza.
Non serve per essere puntuali perché le giornate seguono il sole o l'istinto, quindi se hai un appuntamento aspetta e spera.
Non serve per contare perché sulle dita delle due mani arrivano a contare fino a quaranta, mica fino a dieci come noi. Ogni dito contiene, ovviamente, quattro numeri: uno per falange più uno per la staffa.
Ma soprattutto non mi serve per sapere da quanti giorni sono in questo posto. A rigor di logica infatti io sono arrivata qui il giorno di San Valentino, esattamente un mese fa. Ho sempre saputo che un mese è composto da una trentina di giorni, ognuno con la sua ventina abbondante di ore, eccetera eccetera. Eppure oggi, 14 marzo, mentre impacchetto le mie cose per ripartire, mi domando: che cosa ne è stato, che cosa ne ho fatto di questi giorni? Un lampo, un battito d'ali, andati.
So di aver fatto tante cose, solo che quasi nessuna rientra tra quelle che mi ero prefissata. Quando mi chiedono: "scusa, ma di preciso che cosa stai facendo li? Sono confuso...", mi viene da rispondere: "tesoro, io sono come un'opera d'arte e questa domanda equivale a chiedere che cosa significa un quadro". No, non è vero, ma il più delle volte finisco con il dare risposte vaghe che sicuramente non aiutano la mia posizione di "mollo tutto e vado in India per un po' ".
Il fatto è che di cose ne succedono tante e gestirle o provare ad organizzarsi è assolutamente impossibile. Inutile cercare di vivere le giornate in modo "occidentale", con orario fisso di sveglia, colazione, lavoro, pausa pranzo, lavoro, casa, cibo, nanna. Non funziona. L'unica soluzione è svegliarsi presto, farsi un bel chai e vedere che succede, senza grandi piani o progetti che tanto sono destinati ad andare a monte ancora prima di aver finito di pensarli.
Mi è capitato sovente di alzarmi prima della sette, caffè, canti e yoga, bucato, doccia e puf, la mattinata è andata. Pranzo tardi, due chiacchiere salutari e puf, sono le cinque. Un'oretta di lavoro, seconda lezione di yoga e puf, cena. Via, una giornata è andata e così via per, a quanto pare, un mese intero.
Ho sempre pensato di dover essere io a gestire e modellare il mio lavoro di scrittura ma sento che l'India mi sta dicendo di stare tranquilla e lasciarmi andare, che pensa a tutto lei (in effetti abbiamo creato una storiella sul fatto che Mamma India vede e provvede: carota e bastone); io devo solo vivere ed esperire, abbassare le difese ma stando ben attenta e mettere tutto a macerare, lentamente, nel calderone dei mie pensieri dai quali, si spera, uscirà alla fine un prodotto decente (viste le fatiche che mi sta costando).
Quindi tornando al "ma che cosa fai di preciso?" Rispondo che lavoro ogni giorno per separarmi dalla mia mentalità occidentale, così da poter assorbire l'ambiente in cui sono inserita, per poi rilasciarlo sotto forma di scrittura. Una faticaccia stupenda.
Ma se mi chiedete "hai una routine?" Beh, dio me ne scampi, no. I giorni non sono mai uguali tra loro e questo li fa sgretolare gli uni negli altri, generando questa sensazione di essere attaccata dagli uomini grigi di Momo, coni loro sigari e valigette, che mi passano accanto rubandomi momenti preziosi.
Adesso, per esempio, mi sono persa in questi pensieri e lo zaino è ancora lì, vuoto e accasciato, come a ricordarmi che tra poche ore ho un treno da prendere e la mia roba (che a breve odierò per la quantità) è ancora disposta nella stanza secondo un ordine post bomba atomica.
Spero solo che il fatto di smettere di contare consenta a questi numerosi oggetti di entrare in un solo bagaglio, possibilmente senza aumentarne troppo il peso.

(Note logistiche: da questo momento inizio una serie di spostamenti che mi porteranno fino alle montagne. Piano piano mi allontano dalla civiltà e con essa i giocattoli i tecnologici. Gli aggiornamenti potrebbero farsi meno frequenti ma se mi perdo non chiamate i soccorsi, fate lo zaino e raggiungetemi.
Prossima tappa: Varanasi.) 

Commenti