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Obnubilare _

Si dice che con la nascita delle carte geografiche non siamo più in grado di immaginare il mondo.
Chi mi ha raccontato questo pensiero non ha voluto trascinarsi dietro la solita ombra funesta: niente catastrofismi, sfiducia nel mondo e perdita di immaginazione; nessun piagnisteo di gioventù o profezia apocalittica.
Semplicemente un cambio di prospettiva: non trovi niente sulla terra? Guarda al cielo.
Tutti gli stimoli che giungono da fuori li interiorizziamo e li trasformiamo. Un pensiero, per essere costruttivo, non può partire dalla volontà di riscatto, non può cioè partire da un conflitto. Se così fosse sarebbe un pensiero di rivalsa generato partendo dalla stessa idea avversaria che si tenta di distruggere, e si finisce con il portarla avanti rimanendoci impiastricciati dentro, anche se con volontà contraria.
Inutile provare a spostare le isole per cambiare la geografia terrena, tanto vale alzare gli occhi e disegnare costellazioni nelle infinite possibilità del cielo.

Ma come fare se si vive in una metropoli con un elevato grado di inquinamento luminoso, dove tutto quello che si scorge nel cielo arancione della notte, sono le luci rosse dei ripetitori?
Basta andare al planetario con il suo sofisticato sistema di finzione, dove si può vivere uno di quei rari momenti in cui una mente nerd brilla di irresistibile fascino, grazie ad una grossa e virile macchina nera.
In una di queste occasioni, con gli occhi persi nel cielo di cemento stellato, ho incontrato Orihime e Hikoboshi, la tessitrice e il mandriano.
Sono una coppia di amanti giapponesi che da secoli vivono della loro passione travolgente, la stessa che li ha portati alla rovina. Dal momento del loro primo incontro non hanno potuto fare a meno di mettere da parte la loro vita e i loro doveri, nulla aveva più ragione di essere, se non il loro amore.
Comportamento a dir poco inaccettabile per il padre di Orihime che, cieco di rabbia e gelosia, prova a proteggere la figlia separandola dal suo innamorato.
Si tratta di Tentei, il dio del cielo, che non infligge una distanza qualunque ma un fa scorrere tra i due il Fiume Celeste. Una corrente di stelle per diluire la forza che unisce Orihime e Hikoboshi che, sulle sponde opposte, si fissano negli occhi carichi di discorsi silenziosi.
Un altro fiume scorre, ma questa volta dagli occhi della tessitrice che disperata, smuove la pietà di Tentei, suo padre, il quale si decide a concedere loro un incontro. Un solo incontro all'anno, il settimo giorno del settimo mese, durante il quale possono attraversare la torma luminosa e congiungersi.
Esattamente in quel momento magico, aspettato per 364 giorni, io ero lì a farmi gli affari loro e a guardare in che modo le stelle si sanno amare.

Disperso nei meandri dell'universo, in qualche buco nero profondo, ci deve essere anche il mio romanticismo. Perchè in questa storia io ci vedo solo un bel modo per far colpo quest'estate: spiaggia, birra, cielo limpido e storiella sulle stelle innamorate che si incontrano una sola volta l'anno. Che voi siate nerd o Brad Pitt, state sicuri che quella sera andrete a segno. 
Quindi cambiate prospettiva, fate tesoro del Tanabata (ho dimenticato di dire che è così che si chiama il giorno dell'anno in cui Orihime e Hikoboshi si incontrano) e annebbiate le menti delle vostre conquiste.

(Per chi fosse capace di intendere e volere: 
le stelle in questione, Orihime e Hikoboshi, sono le nostre Vega e Altair, che fanno parte del Triangolo Estivo, insieme Deneb. In mezzo a questi due “brillocchi” passa sua maestà la Via Lattea, ovvero il fiume di cui si parla nella leggenda giapponese.
Vega fa parte della costellazione della Lyra mentre Altair fa parte dell'Aquila).


Giocatevi bene le vostre carte!

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