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vi faccio colare il naso e vi inumidisco gli occhi _ (H. Ellison)

Una banalità qualunque deriva da un profondo pensiero.
Capisco possa sembrare un ossimoro, ma se si contestualizza una banalità, si può notare quante riflessioni ruotano intorno ad essa.
Quindi ecco la mia banalità: non credo in questa crisi. L'ho detto. Ora sono rossa di vergogna per la mia decisa presa di posizione, ma almeno l'ho detto.

Illusa giovane sognatrice, quale evento da figlia viziata ti ha portato a questa conclusione?

Definisco la mia posizione: se mi guardo intorno la situazione mi pare decisamente critica, ma non nei parametri all'interno dei quali è attualmente analizzata e stritolata. Dico io, è ovvio che non si trova la soluzione ad un problema, se si sta risolvendo quello sbagliato.
Quello che io vedo se mi affaccio sul mondo, è un rifiuto totale della realtà. La crisi che si sta vivendo è radicata nel rifiuto del cambiamento, stiamo vivendo sul cadavere di una società già morta e decisamente passata di moda, una società di Highlander che si rifiutano di accettare lo scacco matto.
Vedete, è chiaro che quelle che sto dicendo sono banalità, perché non sono cose nuove per nessuno, ma come le mamme insegnano, è sempre meglio ripetere le cose una volta di più.

I sintomi di questa mancata accettazione del lutto sono evidenti: si è rigurgitato in piazza un gusto vintage, un attaccarsi con denti e unghie a qualunque scintillio del passato; l'economia, che è saggia, si rifiuta di stare al vecchio gioco di far quadrare i triangoli. E i giovani, questo spicchio infetto della società, questa razza da mortificare, soffocare e sottomettere, perchè loro sono il chiaro segno del mondo che va avanti, loro sono l'incarnazione del futuro. Deve avere un suono orribile questa parola perché, come nelle peggiori fiabe, ormai nessuno la pronuncia più, è caduta in disgrazia (negare la cosa grata).

Ogni cosa, fuori dalla finestra, si è svuotata di senso e significato, pervade un senso generale di insoddisfazione e inutilità provocato proprio dal fatto che stiamo vivendo e combattendo per o contro i mulini a vento. Guardiamo l'ombra di noi stessi piuttosto che fissarci negli occhi, è una sensazione che lascia vuoti dentro; gli animali e l'essere umano con loro, hanno bisogno di uno scopo da perseguire per essere felici nella vita, e bisogna smettere di chiedersi perché non riusciamo a risollevare le nostre sorti, perché il mondo va a rotoli e perché andare dallo psicologo non basta mai (mannaggia ai freudiani).

Tutto questo non basta mai perché tutto questo non esiste, la realtà è lì alle nostre spalle e noi ci ostiniamo a non voltarci. Come diceva un mio professore, questa volta non "stiamo vivendo guardando nello specchietto retrovisore", ma siamo immersi, anzi sommersi dai rottami senza vita di un tempo andato e, come bambini troppo viziati, facciamo i capricci per non muoverci dalla poltrona scaldata che ha preso la nostra forma. La vita non è staticità, ma "stato di attività della sostanza organizzata" (dizionario etimologico) quindi smettiamo di essere gli zimbelli di tutto il mondo,
basta impotenza e vergogna (potrei fare la pubblicità del Levitra),
urlate che siete "incazzati neri e che tutto questo non lo accettate più", vi direbbe Howard Beale,
è ora di crescere, vi suggerirebbe una madre piena di orgoglio sull'orlo della commozione,
muovete il culo, vi dico io. _

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